
Sciopero dell'Azienda trasporti milanesi
La città di Milano si prepara a una giornata di forti disagi per il trasporto pubblico. L’Azienda dei trasporti milanesi (Atm) ha confermato ufficialmente la partecipazione allo sciopero generale proclamato per venerdì 20 giugno, che metterà a rischio l’intera rete di metropolitana, autobus e tram del capoluogo lombardo.
La mobilitazione arriva in un momento già difficile per i pendolari, coincidendo con l’agitazione del personale Trenord del 16 giugno che ha creato non pochi problemi al trasporto ferroviario regionale. La decisione di aderire alla protesta è stata comunicata direttamente da Foro Buonaparte, sede dell’azienda municipale.
Fasce orarie garantite e servizi a rischio
“Venerdì 20 giugno i sindacati Cub, Sgb e Usb hanno proclamato uno sciopero”, ha comunicato Atm specificando che "il servizio delle nostre linee non è garantito dalle 8.45 alle 15 e dopo le 18, fino al termine del servizio". I cittadini potranno quindi contare sui mezzi pubblici solamente nelle prime ore del mattino, fino alle 8:45, e nel primo pomeriggio, dalle 15 alle 18: queste sono le fasce garantite.
Anche la funicolare Como-Brunate, gestita dalla stessa azienda, subirà interruzioni significative. Il collegamento con il centro della città lariana non sarà garantito dalle 8:30 alle 16:30 e successivamente dalle 19:30 fino alla chiusura del servizio.
Una protesta dalle molte motivazioni
Le ragioni dello sciopero vanno ben oltre le questioni del trasporto locale. I sindacati hanno articolato una protesta che abbraccia tematiche internazionali e nazionali di grande rilevanza. Al centro della mobilitazione si trova la protesta “contro il genocidio in Palestina, la fornitura di armi a Israele e l’assenza di un intervento concreto per dissociarsi dagli orribili crimini perpetrati dal Governo di Israele”.
La protesta si estende anche al conflitto europeo, con rivendicazioni “contro la guerra, l’economia di guerra e l’aumento delle spese militari, in aggiunta di 40 miliardi di euro già previsti per il triennio in corso” e “per la pace anche nel conflitto Russia-Ucraina e gli investimenti su sanità, scuola, trasporti, welfare il cui peggioramento approfondisce le disuguaglianze esistenti e la povertà”.
Rivendicazioni economiche e sociali
Sul fronte interno, i lavoratori denunciano “lo sfruttamento sul lavoro, la precarietà e il contenimento delle retribuzioni sia in sede di rinnovo dei contratti del settore pubblico sia del settore privato, a opera di organizzazioni sindacali che sottoscrivono intese impopolari e spesso senza sottoporle all’approvazione dei lavoratori”.
Le richieste economiche sono specifiche e ambiziose: “Forti aumenti salariali e delle pensioni, comprese le minime a 1.000 euro al mese e il superamento del sistema contributivo, così da permettere di recuperare il potere di acquisto eroso dall’inflazione, per l’approvazione di una misura di salario minimo non inferiore a 12 euro l’ora e per la reintroduzione di un meccanismo di adeguamento delle retribuzioni all’andamento del costo della vita”.
Le proteste si concentrano inoltre “contro l’assenza di politiche sociali a cominciare dall’emergenza abitativa e la mancanza di piani di sviluppo dell’edilizia popolare” e “contro le morti sul lavoro”, denunciando anche “la legge ‘Sbarra’ con cui il Governo tenta di scaricare sui lavoratori il rischio di impresa con gravi conseguenze su salari e condizioni di lavoro”.