Scarpe&Scarpe e Conbipel a rischio: la crisi affonda lo shopping

Le due catene hanno chiesto il concordato preventivo, centinaia di posti in bilico solo a Milano. L’allarme della Cgil: "Prime scosse del terremoto e lavoratori ancora senza ammortizzatori sociali"

Il negozio Conbipel nel centro commerciale Metropoli di Quarto Oggiaro

Il negozio Conbipel nel centro commerciale Metropoli di Quarto Oggiaro

Milano, 15 aprile 2020 - Sono le prime scosse di un terremoto, nel settore dell’abbigliamento, che potrebbe fare tabula rasa di migliaia di posti di lavoro solo a Milano. Due richieste di concordato preventivo, che coinvolgono in tutta Italia oltre 3.800 dipendenti delle catene Scarpe&Scarpe e Conbipel, fanno suonare un campanello d’allarme per un’emergenza coronavirus che cambia volto allo shopping, ulteriore volano per l’e-commerce. "Le aziende più lente a recepire i cambiamenti – spiega Roberta Griffini, segretaria della Filcams-Cgil Lombardia che segue il settore – rischiano di rimanere indietro e di non riuscire a stare a galla. I posti di lavoro, ora garantiti dalla cassa integrazione, una volta finiti gli ammortizzatori sociali rischiano di trasformarsi in licenziamenti".

Scarpe&Scarpe e Conbipel sono due aziende che già scricchiolavano prima dell’emergenza sanitaria che "potrebbe aver velocizzato un percorso già in atto". La catena delle calzature fondata dalla famiglia Pettenuzzo e con sede legale a Torino controlla 153 punti vendita in tutta Italia, tra cui quelli milanesi di via Antonini e via Redaelli. Conta, in tutto, circa 1800 dipendenti tra commessi, magazzinieri e impiegati. "Aveva già problemi di liquidità – spiega Griffini – perché gli stipendi di febbraio sono stati pagati solo al 60%". Tremano anche i duemila dipendenti Conbipel, che a Milano ha il negozio principale in corso Buenos Aires.

La storica insegna piemontese della pelletteria, che da tempo stava attraversando acque agitare, è controllata dal fondo internazionale di investimento Oaktree Capital Management (a sua volta controllato, dal 2019, da Brookfield Asset Management), che avrebbe avviato la ricerca di nuovi investitori. La richiesta di concordato preventivo al Tribunale, procedura che consente di tentare il risanamento e un piano di rientro dai debiti per evitare il fallimento, ha colto però di sorpresa i sindacati. Conbipel, tra l’altro, avrebbe smesso di pagare i fornitori di servizi, trascinandoli nella crisi. I dipendenti per ora sono in cassa integrazione e, in attesa che venga erogato l’ammortizzatore sociale, non stanno percependo lo stipendio. "Sono preoccupati per questa situazione – prosegue Griffini – anche se da quanto ci risulta l’intenzione delle due società è quella di garantire la continuità aziendale, riaprendo i negozi quando sarà possibile". È la punta dell’iceberg: altre crisi aziendali potrebbero esplodere nei prossimi mesi, con migliaia di famiglie che rischiano di rimanere senza un reddito.  

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