Milano, viaggio nei due ex scali Farini e San Cristoforo tra discariche e giacigli

Sono molto lontani dalla rigenerazione a distanza di quattro mesi dal via libera al masterplan vincitore

Scalo ferroviario di San Cristoforo (Newpress)

Scalo ferroviario di San Cristoforo (Newpress)

Milano, 17 novembre 2019 - Farini è uno spazio immenso e anche un puzzle di elementi distanti che si combinano in qualche maniera fra loro: i binari, una spianata di asfalto e una landa selvaggia puntellata purtroppo da rifiuti. San Cristoforo è una stazione ferroviaria funzionante ma «sventrata» dai cantieri della M4 e trasformata di notte in dormitorio a cielo aperto. Il presente attuale di due ex scali ferroviari che abbiamo visitato, a distanza di oltre due anni dall’approvazione dell’accordo di programma per la riqualificazione di sette ex scali: oltre a Farini (618mila metri quadrati di estensione), e San Cristoforo (158mila), ci sono quelli di Porta Romana, Porta Genova, Rogoredo, Greco-Breda, Lambrate.

Verde, investimenti per la circle line e housing sociale sono i punti chiave di quell’accordo ratificato dal Consiglio Comunale a luglio del 2017, sottoscritto da Comune, Regione, Ferrovie dello Stato dopo anni di discussioni sul destino di oltre 1 milione e 250mila metri quadrati di città. Lo scorso aprile c’è stato un passo avanti, con la proclamazione del masterplan vincitore di Farini e San Cristoforo. I due studi di architettura che insieme hanno vinto il concorso indetto da Fs Sistemi Urbani e Coima Sgr di Manfredi Catella sono l’olandese Oma e l’italiano Laboratorio Permanente con il progetto «Agenti Climatici». L’area Farini sarà trasformata in un grande bosco lineare, oltre ad ospitare l’Accademia di Brera e un quartiere residenziale. Mentre San Cristoforo diventerà un’oasi naturalistica. A luglio c’è stata la presa d’atto del masterplan, aggiornato dopo una fase di consultazione pubblica.

Il presente però regala un’altra visione. Dentro Farini oggi ci sono i capannoni della logistica ferroviaria verso cui sono diretti numerosi mezzi pesanti. Accanto all’asfalto crescono erbe e piante spontanee. Qualcuno è venuto fin qui per portare i rifiuti più vari: dalle batterie delle auto a fusti dal contenuto misterioso. Persino giocattoli e un divano in pelle. La stazione di San Cristoforo non appare messa meglio: attraversata com’è dagli scavi della metropolitana 4 che hanno reso inaccessibile, da mesi, le toilette per i viaggiatori della linea Milano Mortara e della suburbana S9. Ci sono solo bagni chimici maleodoranti. In un’area più nascosta c’è il deposito di Unitalsi e un terminal «fantasma»: fino al 2011 qui si caricavano le auto sui carri ferroviari per gli espressi verso il sud Italia. Oggi quei servizi sono stati soppressi e al loro posto ci sono i resti di giacigli improvvisati. C’è un cumulo impressionante di rifiuti: l’oasi ecologica è ancora un miraggio.  

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