di Nicola Palma Il giorno per incrociare le braccia non è stato scelto a caso, anzi: il 26 maggio è infatti in calendario, stando ai rumors che si rincorrono con insistenza, l’apertura delle buste con le offerte per il concorso internazionale sulla costruzione della Cittadella della Scala a Rubattino; una procedura a cui dovrebbe prendere parte anche il sindaco Giuseppe Sala, a dimostrazione dell’importanza che quel progetto di riqualificazione urbanistica riveste per il futuro prossimo del tempio della lirica e per il quartiere che ne ospiterà in un’unica sede laboratori e depositi. Ed è probabile che il 26 davanti agli ingressi di via Bergognone ci siano proprio i lavoratori e i loro delegati sindacali ad accogliere il primo cittadino per fargli sentire la loro voce e rivendicare le ragioni che li hanno portati a proclamare lo sciopero all’unanimità. Un segnale, insomma, indirizzato sia alla dirigenza di via Filodrammatici sia al presidente della Fondazione. La mobilitazione all’ex Ansaldo, lì dove prendono vita tutti gli spettacoli che poi vanno in scena sul palcoscenico del Piermarini, arriva a valle dello stato di agitazione proclamato dieci giorni fa dalle quattro sigle Cgil, Cisl, Fials e Uil. Ieri mattina si è svolta l’assemblea, partecipatissima e animata da una quindicina di interventi, la prima di una serie che proseguirà nei prossimi giorni (domani e sabato i tecnici del palcoscenico, giovedì l’orchestra e i maestri collaboratori, venerdì il coro). Al termine del confronto, nessuno dei 143 presenti ha votato contro né si è astenuto. Risultato: sì allo sciopero del 26 maggio. Un’agitazione che non influirà sulla programmazione scaligera, ma che una volta di più fa suonare un campanello d’allarme sul malcontento tra i dipendenti scaligeri. Nel caso di via Bergognone, addetti alla scenografia, falegnami, meccanici e altre figure professionali lamentano in particolare la carenza di organico in alcuni ...
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