Muti, via Verdi e Armani: tris Scala (con polemica)

Nuova palazzina e stilista socio da 1,2 milioni. Sindacati irritati per la riapertura con i Wiener: «Priorità ai nostri artisti»

Il rendering della nuova torre

Il rendering della nuova torre

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Alla Scala la polemica è sempre dietro l’angolo. E la giornata di ieri non ha fatto eccezione, seppur tra tante belle notizie per il futuro prossimo del teatro. Partiamo da queste ultime. La prima: è stata posata la prima pietra del nuovo edificio messo su carta millimetrata dall’architetto Mario Botta che sorgerà di fianco al teatro, in via Verdi. Il completamento della palazzina da 54 metri d’altezza (al posto di quella acquistata nel 1997 e poi demolita), previsto per il 21 dicembre 2022, consentirà al Piermarini di avere un palcoscenico molto più profondo (fino a 70 metri) e quindi più funzionale alle operazioni di montaggio e smontaggio delle scenografie delle opere; di avere una sala prove per l’orchestra da 310 metri quadrati (al sesto piano interrato) progettata con la consulenza del super esperto Yasuhisa Toyota e perfetta pure per le incisioni; di avere una nuova sala prove per il ballo da 150 metri quadrati, collegata con una passerella allo stabile principale; di avere lo spazio necessario per ospitare l’archivio storico documentale e gli uffici oggi ubicati in via Torino, "riunendo finalmente tutta la famiglia", per dirla con il sovrintendente Dominique Meyer.

Un’operazione da 17 milioni di euro, finanziata in gran parte dalla Scala e per il resto dallo Stato e dalla Regione. "La Scala non sta solo subendo quanto accade, ma sta cercando di rilanciare", ha commentato il sindaco e presidente della Fondazione Giuseppe Sala, riferendosi anche alla Cittadella di Rubattino. "È la dimostrazione di come nemmeno la drammatica stagione pandemica abbia impedito alla direzione del teatro lirico più celebre al mondo di continuare a pensare il proprio futuro", ha aggiunto l’assessore lombardo alla Cultura Stefano Bruno Galli. Passiamo alla seconda buona notizia per il teatro (e i suoi conti, che nel 2020 hanno fatto registrare un attivo di 400mila euro): il Gruppo Armani è diventato fondatore sostenitore, il che implica in termini economici un contributo di 600mila euro; uno stanziamento che verrà certamente replicato nel 2022, per una cifra totale garantita di 1,2 milioni. "Il mio impegno verso Milano in questo ultimo anno così sconvolgente – ha affermato Giorgio Armani – è stato importante su tutti i fronti e non potevo certo trascurare il settore della cultura, colpito duramente in ogni suo aspetto". E ancora: "Oggi più che mai sento il dovere morale di contribuire attivamente a sostegno del prestigioso teatro, patrimonio di milanesi e non, vero e proprio simbolo di resistenza intellettuale". E veniamo alla polemica. Nel corso dell’incontro con la stampa per la prima pietra di via Verdi, Meyer, pur precisando di non voler parlare pubblicamente dei programmi di riapertura graduale al pubblico prima di averlo fatto con i sindacati, ha fatto sapere che il concerto dei Wiener Philharmoniker dell’11 maggio con Riccardo Muti sul podio si svolgerà con il pubblico in sala: gli spettatori (fino a un massimo di 500, come previsto dal decreto del Governo) non saranno in platea (dov’è ancora presente la pedana costruita ad hoc per ospitare l’orchestra), bensì distribuiti nei palchi e in galleria.

L’annuncio ha fortemente irritato tanti lavoratori e tutti i loro rappresentanti, che hanno fatto subito l’equazione: la Scala riaprirà con Muti. A cominciare da Paolo Puglisi della Slc-Cgil, che in un’intervista al Giorno aveva auspicato che una data così simbolica – quel giorno di 75 anni fa andò in scena il concerto di Toscanini per festeggiare la rinascita della Scala dopo i bombardamenti – fosse celebrata da una serata con i corpi artistici del teatro come protagonisti: "A riaprire devono essere orchestra e coro del Piermarini, dopo i tanti sacrifici fatti in questo anno complicatissimo", ha ribadito ieri pomeriggio. Il messaggio unanime ai piani alti di via Filodrammatici: la riapertura, per quanto provvisoria e tutta da pianificare da qui all’estate, non può coincidere con un concerto di un’orchestra ospite diretta da Muti, personaggio che alla Scala risulta essere ancora divisivo nonostante siano trascorsi più di 16 anni dal suo addio burrascoso. L’incontro con il sovrintendente, già fissato in precedenza per le 15 di oggi, servirà proprio a trovare una data utile prima dell’11 maggio. Le ipotesi: il concerto dell’8 con orchestra e coro diretti da Gianandrea Noseda (anche se resta l’incognita sulla location da destinare ai cantanti per farli esibire in sicurezza, visto che i palchi dovrebbero essere riservati al pubblico) o l’ultima registrazione di arie d’opera di Anna Netrebko, in programma il 30 aprile con il direttore musicale Riccardo Chailly a guidare l’ensemble del Piermarini. In alternativa: un evento speciale da allestire per i primi giorni di maggio.  

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