Un caso di scabbia all’asilo di via Rovetta, l’Ats scrive ai genitori

L’Asl non eseguirà visite mediche sugli alunni anche se tutti "sono invitati a controllare la pelle dei bambini sino a marzo e a segnalare la comparsa di vescicole"

Un caso di scabbia alla scuola materna

Un caso di scabbia alla scuola materna

Milano, 18 gennaio 2018 - Un altro caso di scabbia a scuola: l’Ats scrive alle famiglie. Dopo i due episodi rilevati nel mese di ottobre in una scuola elementare del quartiere Affori, questa volta la segnalazione parte dalla sezione primavera della scuola dell’Infanzia di via Rovetta. «La scabbia è una malattia della pelle provocata da un piccolissimo insetto non visibile a occhio nudo che si chiama acaro – spiega l’Ats ai genitori –. Può essere trasmessa per contatto stretto e prolungato con la pelle. Il sintomo principale è il prurito intenso, soprattutto notturno». Si cerca di agire di prevenzione.

Non serve una profilassi per i bimbi che si trovavano nella stessa classe, ma si invitano le famiglie a «monitorare i minori», e a «segnalare prontamente al pediatra curante ogni sintomo sospetto di malattia che insorga entro il 10 marzo 2018». La dirigente in asilo tutto il giorno e a disposizione per i chiarimenti, invita «a non creare allarmismi ingiustificati», come in passato, visto «il livello di contagio molto basso». L’Asl non eseguirà visite mediche sugli alunni anche se tutti «sono invitati a controllare la pelle dei bambini sino a marzo e a segnalare la comparsa di vescicole, tra le dita, all’interno di polsi e gomiti, all’inguine».

A Milano si registrano ogni anno circa 350 casi di scabbia, nel 2017 l’Ats ne ha contati 300, di cui 54 in bambini fino a 11 anni. Dall’inizio dell’anno scolastico sono dieci. Oltre all’ultimo caso in via Rovetta, sono stati «colpiti» dall’acaro quattro bimbi che non vanno a scuola, cinque che frequentano le scuole di tutta Milano, fra cui due in quella di Affori (nello stesso periodo ma in due sezioni diverse). «La scabbia fa parte da sempre dei fastidi di chi vive in comunità – aveva ricordato già a ottobre Marino Faccini, responsabile malattie infettive dell’Ats –.Non è una malattia pericolosa e non è eradicabile: bisogna imparare a conviverci, senza drammatizzare».

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