
Gioacchino Amico
Milano – Nell’ottobre del 2020 i preparativi del matrimonio fervono già, anche se la data è fissata per il 5 settembre dell’anno successivo.
Gioacchino Amico, ritenuto dai carabinieri un esponente della compagine romana del clan camorristico Senese, e la futura consorte sono impegnati a stilare la lista degli invitati: la donna comunica a Massimo Rosi, accusato dai militari di aver cercato di far rinascere la locale di ’ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, che lo ha scelto come "testimone". Il 31 gennaio 2021, Amico inizia a fare i primi nomi: i "sanlucoti" Giuseppe Pizzata e Antonio Grasso; i "romani" Vincenzo Senese ed Emanuele Gregorini detto "Dollarino"; Antonio Romeo, nipote di Sebastiano alias "U Staccu", capo storico dell’omonima ’ndrina; Enrico Nicoletti, stesse generalità del nonno ritenuto vicino ai Casalesi ed ex cassiere della banda della Magliana ("A sto piccolino qua l’ho cresciuto..."); Giuseppe e Stefano Fidanzati, figlio e fratello di don Tanino, storico boss dell’Arenella a Palermo; i Virga di Erice; Antonio Messina alias "Avvocato", considerato vicinissimo a Matteo Messina Denaro ("Parlando del latitante, che dobbiamo fare?").
La Santa Alleanza a benedire le nozze di Terrasini, ragionano gli investigatori coordinati dall’aggiunto Alessandra Dolci e dal pm Alessandra Cerreti e guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo. Ed è proprio Amico a sottolinearlo, immaginando i commensali riuniti alla stessa tavola: "Minchia napoletana è! Calabrese è! Siciliana sei! Che minchia devo fare di più di questo! Per davvero con l’elicottero devono venire questa giornata! E se vengono con il drone, che minchia vogliono! Mi sto sposando!".
Un concetto molto simile a quello espresso da ‘Dollarino’ l’11 marzo 2021, quando, conversando con Amico dopo l’arresto di Giancarlo Vestiti, dirà: "Qua è Milano! Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli, le cose giuste qua si fanno!". Qualche mese prima, il 4 gennaio, era stato lo stesso Amico a ripeterlo in altri termini, parlando delle società che stava mettendo in piedi per infilarsi nel grande affare delle ristrutturazioni edili col Superbonus: "Abbiamo costruito un impero e ci siamo fatti autorizzare tutto da Milano... passando dalla Calabria, da Napoli, ovunque...".