GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

La sanità tra liste d’attesa e burocrazia: ha bisogno del farmaco entro dicembre ma il primo appuntamento per avere la prescrizione è a marzo

Lorenza sta combattendo contro una grave osteoporosi ma non ci sono procedure d’urgenza: "Assurdo"

Milano, 28 ottobre 2023 – – Il farmaco deve esserle inoculato entro dicembre per evitare un ulteriore peggioramento dello stato delle sue vertebre. Ma nessun ospedale, pubblico o privato che sia, è in grado di fissarle una visita per la relativa prescrizione terapeutica prima di marzo 2024. Tre mesi, però, possono fare la differenza: "Non so come arriverò a marzo", dice lei. Eppure per i casi come il suo non è prevista alcuna procedura d’urgenza per le prenotazioni. Lei, del resto, ha saputo di aver bisogno di questa inoculazione soltanto pochi giorni fa, solo a metà del mese in corso. Questa, in estrema sintesi, è la situazione in cui si trova oggi Lorenza, 56 anni.

“Dieci anni fa – racconta lei – mi è stato diagnosticato un tumore al seno. A novembre del 2013 sono stata sottoposta ad un intervento chirurgico e da febbraio 2014 a maggio 2015 ho seguito più terapie all’Istituto Nazionale dei Tumori di via Venezian. La conseguenza di queste terapie – spiega Lorenza – è stata l’insorgenza di una grave osteoporosi". Per l’esattezza, la sua osteoporosi è stata provocata dal letrozolo, un inibitore utilizzato proprio nel trattamento dei tumori al seno. A causa dell’insorgenza dell’osteoporosi, Lorenza nel 2018 viene presa in cura dal reparto dell’Istituto Nazionale dei Tumori che studia il metabolismo dell’osso nei malati oncologici. "Fino a 15 giorni fa, fino al 13 ottobre, il decorso terapeutico sembrava procedere bene" sottolinea Lorenza. Quel giorno – invece – la dottoressa che l’ha in cura le ha fatto sapere che la condizione delle sue vertebre era peggiorata, che la sua osteoporosi "era regredita al 2019". Da qui la necessità di una nuova inoculazione del Prolia, un farmaco che ha un costo elevato, può essere somministrato solo in ambiente protetto e ha l’effetto di cementificare l’osso, di ridurne la porosità e la friabilità. Perché possa sortire i suoi effetti è fondamentale che sia somministrato secondo tempistiche definite: in questo caso l’orizzonte-limite è dicembre, come comunicato a Lorenza dai medici dell’Istituto Nazionale dei Tumori che la stanno seguendo. Per questo lei sta cercando di prenotare un appuntamento entro dicembre. E va da sé che la visita non serve e non servirà soltanto ad ottenere la prescrizione per il Prolia ma anche per avviare un’indagine sui motivi per i quali la terapia contro l’osteoporosi non ha dato i risultati attesi.

Finora Lorenza ha assunto il farmaco all’Istituto dei Tumori, ma le è stato somministrato nell’ambito di un protocollo terapeutico che prevede e impone un tetto alle somministrazioni, a prescindere dagli effetti che queste hanno avuto sul paziente. Da qui la ragione per la quale Lorenza è stata costretta a prenotare una nuova visita: per il farmaco serve, infatti, una prescrizione dalla Reumatologia di un ospedale. Ma le risposte nelle quali si è imbattuta finora non considerano il carattere emergenziale della sua richiesta, del suo bisogno. Non vanno a tempo, anzi vanno in lungo proprio come le liste d’attesa. "Non posso prenotare ovunque – sottolinea lei – perché la mia osteoporosi deriva da trattamenti oncologici. Il primo appuntamento tramite servizio sanitario pubblico me lo hanno fissato a marzo del 2024, all’ospedale Gaetano Pini. Al San Raffaele la prima data utile è addirittura a febbraio 2025".

E anche andando a pagamento la situazione non cambia: tempi lunghi, troppo lunghi, "si arriva anche a maggio 2025". Per ora ha preso appuntamento al Pini, ha inevitabilmente scelto la data più vicina. "Ma non posso aspettare tanto, non posso aspettare marzo, non so come arriverò a marzo – ribadisce Lorenza –. Non so quale senso abbia fissare un tetto alle somministrazioni che possono essere fatte nell’ambito di un protocollo senza poter adattare e riponderare tale tetto in base al modo in cui il paziente risponde alle terapie e, quindi, in base alle sue necessità reali. Perché non dare questa possibilità ai medici? Che devo fare, ora? Devo accettare, rassegnata, che le mie vertebre si sbriciolino a causa di queste norme?".