
Sanità, bagarre sui referendum "Così cercano di affossare il voto"
Federica Trapletti, segretaria Spi Cgil Lombardia, parla di una "grave forzatura". E si dice pronta "ad andare fino alla Corte Costituzionale, se necessario". Al centro della battaglia i referendum regionali abrogativi in merito al governo della sanità lombarda, in particolare al principio della equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata, promossi da associazioni, cittadini e sindacati come lo Spi Cgil. Nella seduta del Consiglio regionale di oggi, stando all’ordine del giorno, i consiglieri saranno chiamati a votare a maggioranza in merito all’ammissibilità di tre quesiti referendari. Si è giunti al voto dell’Aula poiché l’ufficio di presidenza del Consiglio, riunito il 25 di agosto, non ha raggiunto l’unanimità in merito all’ammissibilità, con una spaccatura tra i componenti di maggioranza, contrari, e quelli di minoranza, favorevoli.
Il comitato promotore ha scritto all’Ufficio di presidenza per chiedere di sospendere la procedura e di essere audito, come da legge regionale 34 del 1983, senza però alcun esito. "Non riteniamo corretto affidare a un organo politico come il Consiglio regionale – spiega Trapletti – una decisione che invece dovrebbe essere presa seguendo criteri giuridici. È un tantativo di affossare sul nascere il referendum, che abbiamo promosso con l’obiettivo di portarlo al voto nel 2024, legandolo alle elezioni Europee".
Il comitato promotore ha inoltrato un’istanza al Consiglio regionale, evidenziando che "l’inserimento all’ordine del giorno" è in contrasto con le norme.
"Auspichiamo che la parola venga restituita all’Ufficio di presidenza che possa deliberare in modo più ponderato", spiegano Emilio Del Bono e Jacopo Scandella (Pd), componenti di minoranza dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale con le cariche di vicepresidente e consigliere segretario.
"La salute è un diritto di tutti e non siamo noi a dirlo, ma la Costituzione italiana – afferma Daniele Gazzoli, segretario generale Spi Cgil Lombardia –. Nel corso degli ultimi anni appare sempre più evidente che la sanità pubblica stia passando in secondo piano a vantaggio degli investimenti dei privati".
Andrea Gianni