REDAZIONE MILANO

Sangue a Porta Venezia. Morto dopo due settimane il tredicenne accoltellato

L’adolescente egiziano Abdelaziz Ahmed è deceduto al Fatebenefratelli. La lite per l’hashish e i fendenti. Ora il pusher sarà accusato di omicidio.

A due settimane esatte dal ricovero in ospedale non ce l’ha fatta È morto ieri al Fatebenefratelli il ragazzino di 13 anni accoltellato lo scorso 16 maggio in viale Vittorio Veneto

A due settimane esatte dal ricovero in ospedale non ce l’ha fatta È morto ieri al Fatebenefratelli il ragazzino di 13 anni accoltellato lo scorso 16 maggio in viale Vittorio Veneto

Abdelaziz Elsayed Hazem Ahmed non ce l’ha fatta. Dopo due settimane di ricovero nel reparto di Terapia intensiva del Fatebenefratelli, il tredicenne originario dell’egiziana Sharkia, che il 28 giugno avrebbe compiuto 14 anni, è morto. I fendenti sferrati dal ventisettenne cubano Randi Despaigne Martinez si sono rivelati fatali, in particolare quello che ha bucato il torace e perforato il polmone destro. Ora per il caraibico, fermato dai carabinieri poche ore dopo l’aggressione, cambia l’accusa: da tentato omicidio a omicidio volontario. Subito dopo il decesso, le forze dell’ordine hanno predisposto un servizio di controllo nell’area dell’ospedale, considerato il precedente della maxi rissa andata in scena il 20 maggio tra sette amici di Ahmed in un cortile esterno del centro clinico; per fortuna, non ci sono state visite inattese né tensioni.

La ricostruzione del raid letale ci riporta alle 14 del 16 maggio. Ahmed, già segnalato per diversi reati a dispetto dell’età da non imputabile e con un passato difficile nella zona di via Padova, si reca con due connazionali di 19 e 21 anni a Porta Venezia: ha preso accordi con Martinez – che il più grande del gruppo Mohamed S. ha conosciuto ai tempi in cui entrambi lavoravano nella stessa ditta – per acquistare 20 grammi di hashish per 120 euro. I tre arrivano in viale Vittorio Veneto a bordo della Golf guidata dal diciannovenne Ossama E.: il conducente resta in macchina, mentre i due amici scendono per incontrare il pusher; con loro c’è pure il rottweiler del tredicenne. La presunta scarsa qualità dello stupefacente provoca un litigio tra venditore e acquirenti. Una discussione che si fa accesa e che innervosisce il cane, che all’improvviso si avventa sul braccio di Martinez per azzannarlo. Lui, protetto dal giubbotto, reagisce: tira fuori un coltello con lama da venti centimetri e colpisce prima l’animale e poi Ahmed. A quel punto, i due corrono col rottweiler verso la Golf, ma lo spacciatore li raggiunge e sferra altri sei-sette fendenti contro il minorenne, che si trova già all’interno dell’abitacolo.

Ossama E. riesce a ripartire a tutta velocità in direzione Fatebenefratelli, piombando in piazzale Principessa Clotilde dopo aver bruciato semafori e tamponato un furgone e due auto. Ahmed finisce subito sotto i ferri, mentre il cane muore poco dopo in una clinica veterinaria di via Parini. Il diciannovenne racconta ai carabinieri del Radiomobile una versione che non sta in piedi: dice di non conoscere il ferito e di averlo soccorso in piazza Oberdan, inseguito da tre uomini. In caserma cambia versione e fornisce indicazioni decisive per risalire all’accoltellatore. I carabinieri della Compagnia Duomo e della stazione Moscova lo rintracciano in serata in via Dante a Pozzuolo Martesana: lui prova a scappare, ma viene bloccato prima che riesca a scavalcare un muro. Poi confessa: fa ritrovare il cellulare (nascosto nel divano), gli indumenti che indossava il pomeriggio e l’arma del delitto, buttata in un campo.

Nicola Palma