San Siro, Sgarbi "vincola’" lo stadio: "Ha più di 70 anni, non va demolito"

Il sottosegretario alla Cultura: ho dato mandato agli uffici del Ministero di verificare la stato delle tutele

Vittorio Sgarbi e lo stadio San Siro

Vittorio Sgarbi e lo stadio San Siro

"Lo stadio di San Siro non si tocca e non lo dice Sgarbi ma è la legge". Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi – sollecitato dal consigliere comunale di FdI Enrico Marcora sul futuro del Meazza e sul progetto del nuovo stadio a San Siro voluto da Milan e Inter – esprime una posizione netta sulla Scala del calcio: "Lo stadio di San Siro mi piace e non vedo ragione per abbatterlo".

Al di là della posizione personale, il critico d’arte ora esponente del Governo Meloni spiega di "aver dato ordine alla direzione generale del Ministero della Cultura di verificare la situazione vincolistica del Meazza, perché un’opera storica com’è lo stadio di San Siro non può non essere vincolata. Se non lo fosse, bisognerà procedere a porre un vincolo. Dal mio punto di vista, è inevitabile che abbia un vincolo, come ogni opera di rilievo con più di 70 anni di vita. Nessuno potrà abbattere un’opera del 1926 com’è il Meazza. Sarebbe come buttare giù l’Eur a Roma. Impensabile. Io non butterei giù neanche un’opera che ha l’età del sindaco Giuseppe Sala (nato nel 1958, ndr), si figuri se si può buttare giù un’opera che ha l’età di mia madre, nata proprio nel 1926". Sgarbi, alla fine, lancia un’ultima frecciata: "Già nel caso della Pietà Rondanini c’è stata una compiacenza della Sovrintendenza nei confronti del Comune consentendo un trasloco dell’opera che non andava fatto (dalla Sala degli Scarlioni all’Ospedale Spagnolo nel Castello Sforzesco, ndr). Nel caso di San Siro lo Stato dovrà far rispettare la legge. Noi non abbiamo interesse a compiacere il Comune". Dai club, però, fanno sapere che il parere sul vincolo sul Meazza c’è già stato e non si può tornare indietro di tre anni. In Comune, intanto, otto consiglieri della maggioranza di centrosinistra – i verdi Carlo Monguzzi, Francesca Cucchiara, Tommaso Gorini, i dem Alessandro Giungi, Rosario Pantaleo e Simonetta D’Amico ed Enrico Fedrighini (lista Sala) e Marco Fumagalli (Milano in Salute) – hanno annunciato che voteranno "no" in Consiglio comunale alla demolizione del Meazza e al progetto del nuovo stadio. Una fronda che fa scendere a 23 i consiglieri del centrosinistra favorevoli al progetto dei club. La maggioranza in aula è di 25.

Sala non è preoccupato dalla fronda: "La delibera su San Siro andrà tra un anno in Consiglio comunale. Da qui a un anno le opinioni possono cambiare. Ho l’impressione che quando si andrà in aula ci possa non essere la classica divisione tra centrosinistra e centrodestra". Insomma, il sindaco si attende che il progetto del nuovo San Siro sarà comunque approvato grazie ad alcuni voti del centrodestra. Dal fronte sovranista, però, arrivano critiche a Sala. Il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini è netto: "Il Comune ha già fatto perdere troppo tempo, si scelga subito". Marcora di FdI nota: "A Sala conviene contare i voti della maggioranza con il pallottoliere". E anche Silvio Berlusconi chiede di tutelare lo storico stadio, via social: "Abbatterlo significherebbe privare la città di un monumento, un elemento identificativo in Italia e nel mondo".

 

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