
Il tamponamento d’emergenza
Milano, 18 maggio 2018 - Sotto la grandinata che mercoledì sotto sera ha imbiancato la zona Ovest di Milano, al piano meno uno dell’ospedale San Carlo, i corridoi del blocco operatorio fanno la doccia. L’acqua scroscia dal soffitto, e prima gli operatori in servizio, poi i tecnici e il personale delle pulizie subito chiamati in soccorso, tamponano con quel che càpita: teli e traverse ospedaliere, secchi di plastica piazzati sotto i punti luce e allineati lungo i muri. C’è anche almeno un calo di tensione, cioè va via la corrente, subito sostituita dal gruppo elettrogeno d’emergenza. Ma per fortuna, in quel momento, non c’è nessuno sotto i ferri: sono più o meno le sette di sera, fuori orario per la chirurgia programmata e non è in corso alcun intervento urgente, confermano dall’Asst dei Santi (titolare di questo ospedale e del San Paolo), cui non risultano ambulanze “dirottate” su altri pronto soccorso.
La pioggia lavava quello che in gergo si chiama «percorso sporco» (dalla zona di sterilizzazione verso l’esterno), e in teoria il reparto avrebbe potuto garantire, pur con grandi disagi, l’attività d’emergenza. Gli allagmenti hanno interessato anche la stanza del 118 al pronto soccorso, che fa parte del medesimo blocco del Dea - Dipartimento emergenza-urgenza e accettazione -, un edificio più recente rispetto al monoblocco del Borromeo, che invece risale agli anni ’60. Lì l’acqua è entrata al secondo piano, penetrando dai balconi nel reparto di Dialisi. Ironia della sorte, quello che ospita i dializzati esterni del vecchio Cal di via Constant, sloggiato lo scorso autunno dall’ammezzato di un casermone Aler dopo che un servizio di Striscia la notizia ne documentò lo stato fatiscente, tra scarichi di fortuna e trappole per scarafaggi. L’acqua comunque, precisano dall’ospedale, non è arrivata alle sale dei pazienti, e «nemmeno l’attività del pronto soccorso ha risentito minimamente delle infiltrazioni». Nel blocco operatorio la situazione s’è risolta «in poco più di due ore, alle nove-nove e un quarto», spiegano dall’azienda secondo la quale l’incursione del temporale in corsia è dipesa dall’evento del tutto eccezionale della grandine, che ha tappato i pluviali, impedendo all’acqua di scolare dal tetto piatto del Dea. Non la vedono così i sindacati: «Gli operatori continuano a buttare il cuore oltre l’ostacolo per garantire assistenza e servizi - ricorda Andrea Pinna, nella Rsu per la Cgil – ma il contesto ambientale e strutturale non ci viene certo in aiuto. Abbiamo la necessità di interventi urgenti mai realizzati, a causa del congelamento dei fondi già stanziati a livello ministeriale per il San Carlo». Si parla dei famosi circa cento milioni appostati dallo Stato sulle ristrutturazioni massive del cinquantenne Borromeo e del quarantenne San Paolo. Palazzo Lombardia ha preferito, invece, puntare sulla costruzione del nuovo Ospedale dei Santi da 500 milioni di euro, che dovrebbe concentrare il cuore dei due nosocomi sul Naviglio. «È ora che l’assessore al Welfare Giulio Gallera sciolga la riserva e ci dica se la Regione ha intenzione di finanziare e realizzare un nuovo ospedale, come promesso in campagna elettorale», chiarisce il sindacalista.
Lui, l’assessore Gallera, assicura di sì: «Il nuovo ospedale si farà, è nel programma regionale di sviluppo della Giunta tra gli obiettivi prioritari. Prima della fine dell’anno contiamo di sottoscrivere l’accordo di programma. Poi partirà la gara per la progettazione». L’estate scorsa, durante un dibattito pubblico, il direttore generale dell’Asst dei Santi Marco Salmoiraghi calcolò in sei anni (tre di progettazione e tre di realizzazione) i tempi per l’ospedale nuovo, a fronte di nove per ristrutturare a scaglioni gli ospedali esistenti. L’accordo di programma dovrà indicare anche il destino di San Carlo e San Paolo, due giganti da dieci piani, vetusti e malmessi. Se il Comune, per firmare, su questo ha chiesto garanzie, la preoccupazione dei lavoratori è anche che i due ospedali siano lasciati all’abbandono per anni, in attesa di quello nuovo. «Non succederà– assicura Gallera –. Sul Borromeo, la passata Giunta ha investito 52 milioni di euro per manutenzione e antincendio tra il 2013 e il 2018. Dei fondi, 54 più 49 milioni destinati dal Ministero, che abbiamo chiesto di utilizzare in parte per finanziare il nuovo ospedale, trenta milioni li spenderemo nei prossimi anni per sistemare il San Paolo e il San Carlo». Trenta milioni «divisi a metà», precisa l’assessore: quindici andranno al Borromeo.