"Salvate i rifugi alpini". Il Cai chiede norme chiare

In montagna il Covid-19 ha mandato in crisi il delicato rapporto uomo-natura "Non solo luogo di accoglienza e vacanza ma anche presidi di soccorso"

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"È soprattutto in momenti come questi che dobbiamo continuare a prenderci cura delle montagne e dei rifugi. Solo in Lombardia, sono più di 180, la più parte appartiene al Club Alpino Italiano, altri sono gestiti da privati" racconta Vincenzo Torti, presidente generale del Cai. "Tutte le sezioni lombarde, a cominciare da quella di Bergamo che è la più numerosa, collaborano con i gestori dei rifugi, mantenendo costanti contatti per dare risposte unitarie a un tema che coinvolge tutti gli amanti della montagna".

In un’estate solitamente quante persone si fermano nei rifugi?

"I rifugi lombardi sono fra i più frequentati del Paese, anche perché le nostre montagne coprono la maggior parte del territorio regionale. Ogni anno i nostri monti e, quindi, i rifugi accolgono migliaia di appassionati che camminano, si arrampicano. Il Cai, dispone del maggior numero di posti letto, è la più grande realtà d’accoglienza".

Rifugio significa condivisione. Come vi state organizzando?

"In attesa di nuove regole, sezioni proprietarie e rifugisti hanno ben chiare quali siano le norme codificate: distanziamento, dispositivi di protezione e sanificazioni. L’esigenza è di poter accedere ai rifugi per effettuare le manutenzioni d’obbligo dopo la stagione invernale; non appena saranno precisati gli accorgimenti dobbiamo predisporli, in vista della ripartenza. I rifugi devono poter riaprire perché, oltre a essere luoghi di accoglienza, sono presidi di soccorso. Siamo in attesa di conoscere tempi e modalità d’apertura".

Chi sono i frequentatori dei rifugi?

"Tranne alcuni rifugi raggiungibili con itinerari riservati agli “esperti”, la maggior parte sono accessibili a escursionisti che vogliono trascorrere una giornata, una notte immersi nel paesaggio montano. Per molte famiglie con bambini rappresentano una meta, con la certezza di trovare un’ospitalità rassicurante".

Perché avete scritto al presidente Conte?

"Nonostante la drammaticità di questi tempi non possiamo dimenticare la montagna. Per farla vivere, ha bisogno di una frequentazione rispettosa e intelligente che porti risorse. Centinaia di volontari del Cai garantiscono la manutenzione dei sentieri. Vorremmo sapere se escursionismo e alpinismo siano considerate attività ludiche-ricreative o sportive e se, in questo caso, gli spostamenti siano possibili all’interno della regione".

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