Su San Siro "non faccio promesse", dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala, all’indomani dell’ennesimo colpo di teatro prodotto dalle due squadre che ci giocano dentro – Milan e Inter –, e a Palazzo Marino, presenti esponenti dei fondi proprietari americani (rispettivamente Redbird di Gerry Cardinale per i rossoneri e Oaktree per i nerazzurri), hanno spiegato di non aver alcuna intenzione di ristrutturare il Meazza né in base al progetto di Webuild né senza (non lo ritengono fattibile "a costi accessibili"), ma di volerlo comprare con le aree limitrofe e "rifunzionalizzarlo", costruendovi accanto un nuovo stadio condominiale. E dunque un nuovo capitolo della telenovela, che da oltre un anno e fino a pochi giorni fa sembrava procedere verso l’abbandono di Milano da parte dei due club, apparentemente avviati a costruirsi case separate nell’hinterland Sud (a San Donato il Diavolo, a Rozzano la Beneamata). Adesso invece le squadre vorrebbero riavvolgere il nastro indietro di cinque anni, al progetto pre-pandemico del 2019, con un nuovo impianto accanto all’esistente per il quale avevano poi scelto il disegno della “Cattedrale“ (nella foto).
Solo che questa volta, ammesso che i club non cambino di nuovo idea, sarà più difficile per loro far poi sparire il vecchio Meazza dalle planimetrie in corsa, come avvenne due anni fa, alla vigilia dell’apertura del "dibattito pubblico" sul progetto, perché la Soprintendenza intanto ha chiarito al Comune che dall’anno prossimo potrebbe scattare un vincolo sul secondo anello. Per scoprire il grado d’elasticità di tale vincolo, in caso d’acquisto, è stato fissato un incontro la prossima settimana. Nell’attesa, quello che il sindaco Sala si sente di promettere ai milanesi è "di rispettare le regole: le aree, se verranno cedute, lo saranno a prezzo congruo stabilito dall’Agenzia delle entrate, verranno rispettate le regole della Sovrintendenza e l’impianto sarà inserito in un contesto di quartiere. Io non posso che fare questo ed essere in attesa della decisione" dei club, ha chiarito aggiungendo di aver già incaricato l’Agenzia "di verificare il valore delle aree. Finché le squadre non lo sanno, non possono confermare l’intenzione di acquistare". Ma il Comune ha chiarito loro che "se dovessero trovare consenso a procedere, dovrebbero abbandonare le altre ipotesi che ora sono in campo".
Scenario al quale non è ancora pronto a rassegnarsi il sindaco di Rozzano Giovanni Ferretti De Luca: "L’opzione A (dell’Inter, ndr) è sempre stata lo stadio a Milano - dice ora -, ma l’ipotesi di un impianto a Rozzano non è tramontata definitivamente. La prelazione vale fino a gennaio 2025 e non mi risulta che abbiano comunicato alla proprietà di voler recedere. Terranno aperte tutte le piste finché non prenderanno una decisione definitiva". Con prosieguo di quella che Barbara Berlusconi, che una decina d’anni fa, da ad del Milan all’epoca ancora posseduto da suo padre Silvio, aveva caldeggiato senza successo la costruzione di uno stadio di proprietà al Portello, ha definito "una vicenda umiliante per Milano, una commedia all’italiana. Sono stati persi mesi per constatare l’ovvio, che San Siro non è ristrutturabile. Come nel gioco dell’oca, si torna al punto di partenza". Sollecitato a commentare l’affondo, il sindaco si limita a invitare Berlusconi, "se ha idee, opinioni" a "farsi sentire dai club", aggiungendo che il suo compito sarà "far rispettare ciò che ha deciso il Consiglio comunale. Invito tutti a non fingere di dimenticare ciò che la politica ha già approfondito". Giulia Bonezzi