Ruby ter, pm: "Ragazze comprate e corrotte"

Al termine della requisitoria, il 25 maggio, l’accusa chiederà la condanna di Silvio Berlusconi e delle partecipanti alle "cene eleganti"

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Gira e rigira, il momento chiave è quando la pubblica accusa chiede al tribunale di revocare una propria ordinanza. Quella emessa lo scorso novembre, con cui i giudici hanno“annullato“ le testimonianze delle ragazze (oggi imputate) rese negli altri processi Ruby. Per il tribunale le “ex olgettine“ avrebbero già dovuto essere considerate indagate, e quindi le loro vecchie parole non valgono. E poiché in questo processo hanno pressocché taciuto, il verdetto è senza dubbio in bilico.

Certo poi per il pm Tiziana Siciliano ci sono "i fatti già consegnati alla Storia", ovvero che "il presidente del Consiglio in carica all’epoca usava sistematicamente allietare le proprie serate ospitando a casa propria gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento". Poi, anche questo certificato nei verdetti, le "false" deposizioni delle ragazze che hanno descritto le serate di Villa San Martino come "cene normalissime e conviviali". Ma che quelle falsità le abbiano dette perché corrotte da Berlusconi, questo dovranno stabilirlo i giudici.

Per la Procura le "prove evidenti della corruzione" sono quelle trovate nei telefonini delle ragazze o nei bonifici: soldi, case o macchine in cambio delle testimonianze "comprate". Per tutto questo alla fine della seconda parte di requisitoria nel processo Ruby ter, il 25 maggio, i pm Siciliano e Luca Gaglio chiederanno condanne per Silvio Berlusconi e altri 28 imputati tra cui Karima El Mahroug in arte Ruby e una ventina di altre ex ospiti del "bunga-bunga".

Il dibattimento partì nel 2017 dopo che le indagini vennero chiuse nel 2015. E il procuratore aggiunto Siciliano si è soffermata proprio su quell’idea, comune tra avvocati, giornalisti e non solo, di essere arrivati "finalmente" alla fine del processo. E l’ha girata in questi termini: "Se un processo può arrivare ad una pronuncia di primo grado dopo 8 anni vuol dire che il sistema ha fallito". Poco dopo ha presentato il principale imputato, chiarendo che il Berlusconi che "processiamo" ora "è un grande anziano, un uomo malato". E se a Gaglio è toccato mettere in fila uno ad uno gli atti dell’inchiesta, con dettagli già ampiamente emersi come i versamenti "da 2500 euro al mese" a molte delle ragazze, Siciliano ha voluto denunciare il fatto che "la nostra epoca guarda con ribrezzo a questa violenza orribile perpetrata nei confronti delle donne" nelle residenze dell’allora premier, dove oltre a Ruby c’era "un’altra minorenne, Iris Berardi". E personaggi come Nicole Minetti definita "cobra".

"Credo che si possa avere un’opinione diversa senza arrivare a queste forme di esternazione che rischiano di scivolare nel cattivo gusto", ha replicato l’avvocato Federico Cecconi che difende l’ex premier, facendo notare che il processo Ruby "si è risolto in modo definitivo con una assoluzione". Per la Procura fu Imane Fadil, modella morta nel 2019 per una rara malattia, "a rompere le uova nel paniere". "Aveva paura che il giro che l’ha accompagnata fino alla morte fosse davvero pericoloso e potente". Lei aveva "un profondo desiderio di giustizia" e questi "reati di gravità straordinaria", ha proseguito Siciliano, "feriscono non solo l’amministrazione della giustizia ma anche le persone". Per i pm, dunque, non si può spazzarli via come potrebbe accadere, sulla base della famosa ordinanza. Del resto, per la Procura le ragazze avevano già la qualità di testimoni prima di sedersi in aula e da quando vennero ammesse come testi dai giudici del Ruby 1 nel "novembre 2011". Resterebbe in piedi, dunque, "l’accordo corruttivo" preso con loro su "iniziativa" di Berlusconi.

Quanto alla tesi dell’ex Cavaliere, aver pagato le ragazze per pura generosità e per compensarle del danno di immagine e della “perdita di chance“ anche sul lavoro, secondo il pm Gaglio non regge: "Quelle ragazze non lavoravano neanche prima dello scandalo, non avrebbero lavorato e non lavorano adesso: sono state pagate perché non hanno detto la verità".

M.Cons.

 

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