
Cira Forte, 39 anni
Delicato (e straordinario) intervento cesareo d’urgenza nei giorni scorsi all’ospedale di Rho. L’equipe del reparto di ostetricia ha salvato la vita a una donna alla 35esima settimana di gravidanza con rottura dell’utero e al suo bambino, il piccolo Gabriel. Scrupolo e professionalità nel monitoraggio della neo mamma, Cira Forte di 39 anni, che si preparava al terzo cesareo, hanno consentito all’equipe di scoprire che c’era qualcosa di anomalo e intervenire d’urgenza prima che il bambino, rompendo il sacco amniotico, finisse nella pancia della mamma. Trasferita in sala operatoria la 39enne rhodense è stata sottoposta al delicato intervento di cesareo: ora Gabriel, che pesa 2,9 chili, sta bene e aspetta di tornare a casa dal papà e dai fratelli Stefano di 14 anni e Davide di 8. "Mi sono spaventata tantissimo quando il ginecologo durante il monitoraggio di routine mi ha detto che c’erano problemi – racconta la mamma – ma sono stati tutti molto bravi, mi hanno tranquillizzato e portato in sala operatoria. Ora sto bene anche se ancora un po’ agitata". Nel reparto maternità dell’ospedale rhodense, fiore all’occhiello dell’Asst Rhodense insieme al reparto di terapia sub intensiva neonatale, la mamma e il piccolo Gabriel sono diventati la mascotte, e il fiocco azzurro appeso alla porta della stanza è un segnale positivo in un momento di calo delle nascite dovuto all’emergenza sanitaria.
«Questo evento è eccezionale non per la difficoltà tecnica ma in quanto fatto raro e imprevedibile – spiega il direttore dell’ostetricia e ginecologia, Ambrogio Frigerio –. La signora era seguita in maniera stretta per complicanze avute negli episodi chirurgici precedenti. Quando l’abbiamo visitata ci siamo accorti che l’utero era rotto e il bambino stava per entrare in addome. Se questo fosse avvenuto la situazione sarebbe rapidamente precipitata, lasciando poche speranze al piccolo e anche una grave compromissione materna. Il fatto di averlo scoperto prima che il tutto si complicasse ulteriormente è il frutto di una serie di motivi: da una parte la scrupolosità che i medici mettono nel visitare le pazienti, dall’altra la straordinaria coincidenza temporale. La nostra osservazione è avvenuta in quella breve finestra di tempo che ci ha consentito di intervenire garantendo il massimo risultato".