
di Marianna Vazzana
"Alcuni gatti sono morti schiacciati da auto. Altri sono stati presi a calci, serve rispetto per questi animali". Dalle pagine del Giorno Rosi Sorini, gattara storica del Castello Sforzesco, lancia il suo appello per i felini della colonia che cura da 37 anni. "Tra fossato esterno e interno oggi vivono quaranta mici. Noto che in occasione di eventi nel Cortile delle Armi, quando c’è un viavai continuo di auto e di persone, si verificano incidenti. L’ultima volta è successo in estate. Io chiedo solo maggiore attenzione: questa è una colonia, i gatti non sono fermi in un punto ma saltano e corrono. Io mi occupo del loro benessere, di dar loro da mangiare e di farli curare quando c’è bisogno, sempre a spese mie e con qualche donazione di cibo. Sono sola, solo alcune donne mi aiutano quando sono di passaggio".
E’ lei, Rosi, la colonna, che ogni giorno, più volte, apre il cancelletto per raggiungere i gatti. Non vuole dire quanti anni ha "perché sono troppi", "ma finché avrò le forze continuerò a prendermi cura di loro, non sono mai andata in vacanza e sono felice così. Non mi pesa neppure spendere per loro. Se una cosa non si fa con amore e con il cuore, non vale nulla". Racconta di aver cominciato da ragazza, raccogliendo per caso il testimone di due donne che l’hanno preceduta, "due contesse che abitavano in via Varese. Lungo i torrioni vedevo tanti gatti, quando andavo a passeggiare con mia madre e il nostro cane, e queste signore che nutrivano gli animali. Un giorno non le vidi più e andai a chiedere informazioni al portinaio della loro casa. Non sapeva nulla. Chiamai la polizia locale e si scoprì che erano decedute. Da allora, ho iniziato a prendermi cura dei mici".
Un esercito di felini che di Rosi conosce la voce e il passo. "Sono tutti sterilizzati tranne una gattina, che ha avuto dei cuccioli. Quando li avrà svezzati, la farò sterilizzare". Rosi vive di pensione. E vive per i "suoi" gatti. "Ho perso mio marito. Gestiva il ristorante Bebel’s in via San Marco 38". Il Castello è la sua seconda casa, "vorrei solo che ci fosse più sensibilità e rispetto. In passato i gatti erano tenuti in maggiore considerazione perché in biblioteca erano utili, cacciando i topi". Ma non c’è solo chi li scaccia: molti visitatori allungano cibo e scattano foto.