Milano – Non vuole essere chiamato imprenditore, Roberto Mareid. Il milanese, figlio di egiziani che hanno sempre lavorato nella ristorazione, ha creato dal nulla un’attività tutta sua nel mondo della barberia: più che un semplice luogo dove curare la barba, è un luogo dove stare bene. Così “The Gent’s Club“ è diventato un punto di riferimento per i milanesi, e anche per qualche personaggio noto.
Quando e come nasce The Gent’s Club?
"Nel 2022, all’inizio volevo semplicemente staccare dalla ristorazione, perché vengo da quel settore. La mia idea era creare un’azienda giovane che si basasse sulla meritocrazia. Io spesso non ho avuto esperienze positive, tra pagamenti e vari problemi. Ho creato questa realtà in cui i giovani potessero stare tranquilli, avendo la possibilità di crescere. Dovevo aprire con un barbiere, ma quest’ultimo, una volta preso l’immobile, a lavori già iniziati, si è tirato indietro per paura dell’investimento. Sono andato avanti senza barbieri fino a quando ne ho trovato uno. Apriamo, le cose vanno bene e lui va in America: l’attività era avviata e ho dovuto cercare un sostituto. A fine 2023, ho aperto il secondo “store“ e ora, a distanza di nove mesi, aprirò il terzo in via Americo Vespucci 11".
Quanto è difficile, visto i costi di Milano, trovare immobili?
"Ho avuto una manna dal cielo con l’ultimo, dove sono entrato a condizioni ottime: ho fatto un’offerta e hanno accettato, mi conoscono e avevano la garanzia che avrei pagato. In generale è molto difficile, bisogna lavorare tanto e non bisogna farsi scappare le occasioni: se avessi perso questo immobile, la cosa sarebbe ricaduta in modo negativo sulle prospettive di crescita sulla società. Non sono un barbiere, se penso alla parte tecnica, ma non mi sento imprenditore: con i prezzi che ci sono fuori oggi, con le tassazioni e i freni che ti mette lo Stato, è impegnativo. Questa parte è importante, così come trovare ragazzi validi che abbiano voglia di crescere nella tua azienda".
Come mai non si definisce imprenditore?
"Per me il termine imprenditore è ampio, tutti potrebbero esserlo. Quello che dico io è che la cosa complessa non è avviare una attività, ma mantenerla".
Perché ha scelto una barberia?
"Amavo andare da barbiere: era un momento di sfogo, mi piaceva spendere una certa cifra per avere un bel servizio. Con il passare del tempo, c’è stato il boom delle barberie: i ragazzi si sono trovati caricati di lavoro e non sono più stati in grado di dare lo stesso servizio ai clienti. Clienti che erano diventati dei numeri: è venuta a mancare l’attenzione al servizio, io e altri abbiamo cominciato a lamentarci. Ne ho parlato con uno dei ragazzi che conoscevo, il barbiere con cui avrei dovuto aprire l’attività, avevamo un certo rapporto quasi di amicizia. Ho scelto un nome che richiamasse il termine gentleman, volevo dare un valore al tutto senza mettere la parola “barber“ perché avevo in mente un progetto più ampio. Volevo fare collaborazioni con altri marchi, con palestre, piscine, sottolineando l’accezione del club, creando agevolazioni per i miei clienti. Mi importava creare un valore aggiunto".
A proposito di fidelizzazione, ha clienti noti?
"Quasi tutti i giocatori dell’Urania Basket. Poi sono passati altri del mondo Olimpia Milano, come Bruno Cerella (ormai ex, ndr) o Billy Baron. Ci sono anche alcuni influencer come Musazzi o Gordon. Di recente hanno iniziato ad arrivare anche alcuni giocatori di Serie A di calcio: a partire da quelli del Como, del Monza ed è venuto pure Maicon (ex giocatore dell’Inter del Triplete, ndr). Sono diventato amico di Fognini, che ho conosciuto per caso, gli ho fatto io i capelli bianchi", sorride.
I suoi genitori sono egiziani e lavorano nella ristorazione, lei ha scelto tutt’altro...
"Mio padre è arrivato nel ’79 e ha iniziato a lavorare per un panettiere. Poi è tornato in Egitto e ha sposato mia madre e sono tornati qui nel 1981. Ha lavorato per 14 anni per quel fornaio e nel 1995 ha comprato la panetteria che oggi è un “pan bar“ con ristorazione a mezzogiorno. Mia madre ha invece acquistato e gestito un ristorante. Siamo quattro fratelli, io sono l’unico che ha scelto un’altra strada. Volevo crescere...". Missione compiuta.