Dehor mezzi vuoti, il meteo ritarda la partenza dei ristoranti

Viaggio tra bar e ristoranti alla prova della riapertura, reggono meglio pizzerie e street food

Riapertura dei ristoranti

Riapertura dei ristoranti

Ci mancava il meteo. Una decina di giorni tra pioggia e vento, è come fare un dispetto alla buona sorte. E adesso i ristoratori sbottano: "Aperture solo all’aperto? Bella storia. E se comincia improvvisamente a piovere, cosa facciamo, diciamo ai clienti di andarsene e metà pranzo o cena? La vuole sapere tutta? Diremo loro di entrare all’interno. E se arrivano controlli, tanto peggio: pagheremo le multe". Un lunedì decisamente plumbeo quello di ieri, debutto fiacco di una giornata che sarebbe potuta diventare importante. anche simbolicamente, per marcare la graduale ripresa del food a Milano dopo mesi di paralisi. Ed è bastato fare un tour per la città per rendersene conto, con una minima percentuale di locali in effettiva attività esterna. Anche nelle strade canoniche del ritrovo e dello shopping, con ristoranti e bistrot bendisposti all’accoglienza ma senza raccogliere grandi soddisfazioni. Facile notarlo in corso Como, dove alle 13 abbiamo contato complessivamente 36 persone al tavolo contro una probabile disponibilità almeno quadrupla di posti a sedere. E non è andata meglio in coso Garibaldi, con qualche piccola e rara eccezione come quella di Yspanico.

Decisamente più vivace la situazione in piazza XXV Aprile con Eataly che aveva già inaugurato in mattinata il suo ampio dehors per le colazioni e che, nel resto della giornata, ha intercettato un numero nutrito di clienti. Come è riuscito a fare il vicino rifugio metropolitano di Emma Marveggio, "Sciatt à Porter", con la sua solida cucina alpina presentata in una cornice green nobilitata da piccoli filari di vite, seppure con i pochi tavoli concessi dalla prossimità con una pista ciclabile. Poco movimento anche dalle parti di via Ravizza, al Ticinese, lungo viale Monte Nero. E non poteva andare meglio in Galleria Vittorio Emanuele, con alcune terrazze (Cracco, Camparino, Motta e Savini) comunque aperte per tenere vino il brand e l’evocazione commerciale. Impressione netta: doveva essere il primo giorno di "libertà condizionata" dopo mesi di clausura forzata ma alla fine si è rivelato solo un allenamento, una sorta di pre-partita in vista della riapertura effettiva a questo punto annunciata nel weekend se non addirittura programmata verso metà maggio. E, comunque, a tenere botta sono stati gli indirizzi più easy rispetto a quelli più blasonati e per big spender, ovvero le pizzerie in versione contemporanea come Giolina in via Bellotti, Cocciuto nelle sue tre sedi meneghine e "Sole, Quore, Amore" di piazza Gae Aulenti; e i locali che strizzano l’occhio allo street food come "Tascaro", bacaro veneziano aperto da pochi giorni in Thaon di Revel e da mesi in attesa di un okay del Comune per potere allestire il dehors sul bordo strada. Lo racconta la stessa titolare, Sandra Tasca: "La richiesta è stata fatta a febbraio. Siamo quasi a maggio e siamo costretti a limitare l’attività solo all’asporto e al delivery perché tarda ad arrivare il permesso". Sconsolato il commento di Carlo Squeri, segretario Epam, l’associazione milanese dei pubblici esercizi: "Le previsioni meteo dei prossimi giorni non danno speranza. E continuiamo a considerare assurdo il limite serale delle 22 e l’impossibilità di ospitare clienti all’interno". Senza giri di parole le considerazioni finali di Maida Mercuri, la "signora dei Navigli", figura mitica della ristorazione meneghina e titolare del Pont de Ferr: "Aprire l’attività in queste condizioni è assurdo e ci si mette pure il meteo. Posso contare su 40 posti all’esterno ma ho fatto i conti e non mi conviene: i costi sono maggiori dei benefici. Mi vedrò costretta ad aprire il 5 maggio". Domanda: "E se pioverà o farà freddo?". Risposta: "M’inventerò una soluzione. I politici hanno superato il limite".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro