Risse da saloon in piazza Mercanti. E il chiosco resta chiuso "per paura"

Domenica un’altra lotta a calci e sediate. L’esercente: "Durante il Covid ho ristrutturato, ma non posso riaprire"

Carmelo Scarso, titolare del chiosco di souvenir in piazza Mercanti

Carmelo Scarso, titolare del chiosco di souvenir in piazza Mercanti

Milano - Calci, pugni, sedie e bottiglie che volano tra le urla. Chi cade dalle scale e chi finisce steso a terra con uno spintone, incassando altre botte. Scena da film western, l’ennesima rissa scoppiata domenica in piazza Mercanti, a due passi dal Duomo. Ma è la realtà.

Guardandola nei video che circolano online, nessuno pensa più allo scorcio romantico offerto dal pozzo del XVI secolo e dalle facciate storiche, come il Palazzo della Ragione, che finiscono in secondo piano dietro al Far West. In un angolo si vede anche il chiosco di souvenir. Chiuso. "E non so quando riapriremo, a questo punto: ho troppa paura. Non si può rischiare la vita per lavorare", sottolinea Carmelo Scarso, titolare dell’attività, che più volte ha segnalato negli anni la situazione fuori controllo. "Ma stavolta si è superato il limite". Con i due figli gestisce anche due edicole, alle spalle del Duomo e in piazza Sant’Eustorgio. "Questa struttura di piazza Mercanti - spiega - è chiusa dall’emergenza Covid, da quasi un anno e mezzo. Un peccato, perché abbiamo appena fatto ristrutturare il chiosco, con tanto entusiasmo, per poter ricominciare a vendere ora che (speriamo) tornerà il passaggio dei turisti. Ma non è possibile farlo se il clima è questo: da un momento all’altro partono i lanci di bottiglie, le botte e persino i colpi di cinghia. Pare incredibile. Restiamo chiusi per paura, questa è la verità".

Ascoltando il racconto del signor Scarso, pare di parlare col pianista di un saloon che ai primi colpi di pistola tra i clienti si abbassa e scappa via in fretta: "Io mi sono attrezzato. Ho chiamato il fabbro e ho fatto in modo che tutte le serrande della struttura si possano chiudere con una sola chiave. Per poter mettere al riparo il chiosco e fuggire subito, alle prime avvisaglie di rissa. Ma sono nella condizione di non poter nemmeno aprire. Accanto a me ci sono i miei due figli, Gianluca di 35 anni, che ha due bambini, e Davide di 34, che diventerà papà. Perché dobbiamo stare lì in mezzo, a rischiare che ci facciano del male anche solo per sbaglio?" Gestisce il chiosco da quasi 11 anni, "e le risse ci sono sempre state. L’atmosfera diventa pesante in pochi minuti, si capisce che tira una brutta aria, i turisti si allontanano. Non sono state trovate soluzioni e ora la situazione è peggiorata". Aveva lanciato un appello sulle pagine del Giorno anche all’inizio di marzo dello scorso anno: "Tutte le attività che si affacciano qui fanno le spese di una situazione fuori controllo: il fast food, noi, il bar, la banca, i negozi limitrofi. Chiedo aiuto alle istituzioni". Ma le risse continuano.

Domenica pomeriggio decine di giovani, anche minorenni, si sono affrontati a colpi di bottiglia e sediate: le immagini, registrate dalla piazza e anche da una finestra, sono state pubblicate online dal gruppo @welcome.tofavelas . Fuori campo si sente una persona chiedere aiuto al 112. Sabato 22 maggio, stesso copione. A placare gli animi era dovuta intervenire la polizia per due volte in poco più di un’ora e mezza: primo intervento alle 17, quando i reparti impegnati nel servizio antiassembramento della Questura avevano fatto allontanare un centinaio di giovani stranieri. Alle 18.45, secondo intervento per interrompere una rissa tra una cinquantina di ragazzi, sempre stranieri, che all’arrivo delle divise si erano sparpagliati dirigendosi nei passaggi verso via Orefici.  

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