
Il palazzo dove è avvenuta la rissa finita a coltellate
Milano, 9 ottobre 2018 - Resteranno tutti e quattro agli arresti con l’accusa di rissa aggravata gli egiziani che sabato sera si sono accoltellati nell’androne di un palazzo di via Pietro Crespi 11. Il giudice del processo per direttissima ha fissato la prima udienza il 16 ottobre: in quell’occasione saranno sentiti i testimoni, tanti, dell’aggressione in cui è rimasto vittima il custode del palazzo.
L’uomo, incensurato, 32 anni, è attualmente ricoverato al Fatebenefratelli con quattro profonde ferite da arma da taglio, è in prognosi riservata. Sarà molto difficile ricostruire esattamente cosa sia successo sabato verso le 19, quando nel pieno della rissa sono spuntate le armi. Vecchi rancori e nuove ruggini, tra i quattro che si conoscevano. Il custode, che ha rimediato quattro coltellate, abita lì con moglie e figli. Il “casus belli” sarebbe stata proprio la frase pronunciata nei confronti della moglie di uno dei quattro: «Tu non puoi parlare, non porti il velo e vivi nel peccato». La frase, ammesso che sia stata veramente pronunciata, sarebbe stata seguita da uno spintone che avrebbe fatto cadere a terra la donna, incinta di otto mesi. Lei è finita in osservazione una notte, il marito è finito in carcere. I testimoni - secondo quanto è stato messo a verbale - accusano proprio lui di avere estratto un coltello.
Ora agli investigatori il difficile compito di ricostruire esattamente la dinamica di un episodio grave dai contorni molto confusi, in cui si accavallano versioni dei fatti che non coincidono, dettagli che non trovano conferme, colpe attribuite per ripicca. «Il custode aveva detto alla mia donna di non parlare perché senza velo», ha ripetuto ieri mattina in aula Saad M., intervenuto - secondo la sua versione - insieme al fratello solo per reagire agli insulti. Secondo un’altra versione invece, il custode sarebbe stato «colpevole» di una segnalazione all’amministratore del condominio, una segnalazione proprio sul comportamento «anomalo» della coppia. La miccia della lite e la ripicca. Racconta un degrado profondo questa storia che nasce in un contesto difficile. Quasi tutti gli attori hanno precedenti o storie giudiziarie tormentate. E lo stesso palazzo, secondo quanto riferiscono i residenti, sarebbe «faticosamente tenuto a bada dal custode», da tutti descritto come «un uomo riservato e tranquillo». «Qui ci sono persone che non rispettano le minime regole di convivenza civile – dice una signora del palazzo che preferisce restare anonima per non essere minacciata –. Quando qualcuno osa segnalare viene preso di mira». Il civico 10 della stessa via fino a poco tempo fa deteneva il record dei debiti condominiali, oltre 300mila euro, troppi abusivi. E si sprecano le segnalazioni di uno spaccio fluido e consolidato, pochi metri più avanti, sulla strada e al self service di bevande. «Controlli – dicono i residenti – mancano i controlli, qui ci dovrebbe essere una pattuglia fissa. tutte le sere. Anche solo come deterrente». Eppure questo spicchio di città ce la sta mettendo tutta per rinascere, con la social street di NoLo, il mercato comunale che finisce proprio in via Crespi e che presto ospiterà la radio di quartiere, i locali che tornano ad alzare la saracinesca e l’impegno di tanti che qui vivono e lavorano onestamente. E lanciano un appello al Comune e alle forze dell’ordine: «Aiutateci a far sì che questo sia l’ultimo grave episodio».