Ripresa sì, ma non per tutti Raddoppia il “gender gap“ nella ricerca del lavoro

Nel 2022 nell’area della Città metropolitana gli uomini disoccupati sono 37mila, pari al 4,7%. Le donne invece sono 48mila, con un tasso del 6,7, risalito rispetto all’epoca pre Covid.

di Barbara Calderola

Ripresa post Covid? Sì, ma non per tutti, dopo la pandemia il “gender gap” fra chi cerca un posto è raddoppiato nell’hinterland: dall’1 al 2% a sfavore delle sesso femminile: gli uomini disoccupati sono 37mila (4,7%) – minimo storico –, le donne 48mila (6,7%, prima del virus avevano recuperato parecchio), ma ora sono di nuovo scivolate in basso. I dati dell’Osservatorio mercato del lavoro di Città metropolitana sul 2022 – fonti Istat e Registro degli avviamenti – evidenziano differenze anche nei settori: le lavoratrici sono predominanti nella cura e nella casa (badanti e colf all’80,3%), nel sanitario (infermiere e Oss al 75,2%) e nell’istruzione (71,6%). C’è parità nelle attività professionali (ormai con una lieve ma sostanziale prevalenza delle donne), o finanziarie, mentre restano prettamente maschili manifattura, trasporti ed edilizia. Una fotografia in chiaroscuro che dimostra come single, mogli e madri siano costrette a rincorrere i colleghi: la disoccupazione cala sul territorio dopo il picco del virus, ma per gli uomini. Sul fronte delle qualifiche le donne sono più presenti in ufficio (57,7%), nel commercio e nei servizi (57,4%), cioè dove serve una competenza qualificata. Prevalgono anche nelle professioni intellettuali (52,8%). C’è invece più genere maschile nelle mansioni tecniche, dove le donne sono solo il 38,6% e anche nei ruoli di alta dirigenza, che appena per il 32,1% sono affidati a manager di sesso femminile. Gli uomini sono decisamente più numerosi nelle professioni non qualificate (63%) e nella manifattura specializzata (78,8%). Per quanto riguarda i tassi occupazionali, il trend è parallelo per i due generi, ma sempre migliore per i maschi (76% contro 64%) che nel 2022, rispetto al 2021, hanno recuperato 23mila lavoratori retribuiti, mentre le lavoratrici in più sono state solo 11mila.

"I dati dimostrano come la strada della parità sul territorio sia ancora lunga e come di fatto siano state le donne a pagare il prezzo più alto alla crisi sanitaria – dice Diana De Marchi, consigliera delegata alla partita di Città metropolitana –. Le madri, spesso, sono costrette a rinunciare al posto per dedicarsi alla famiglia, un compito ancora oggi considerato prettamente femminile. In alcuni settori c’è segregazione di genere con alcune professioni viste come più femminili o più maschili. L’impegno delle istituzioni rimane quello di ridurre la distanza in termini di opportunità e di accesso a mestieri e professioni attraverso politiche attive che assottiglino il gender gap anche in termini salariali e favoriscano una reale condivisione dei tempi casa-ufficio-fabbrica".

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