
Non s’è parlato solo di vaccini, ieri in commissione Sanità al Pirellone: il direttore generale del Welfare Marco Trivelli e il suo predecessore Luigi Cajazzo, oggi vicesegretario generale della Regione con delega alla riforma sanitaria, hanno illustrato la valutazione trasmessa a metà dicembre dall’Agenas sulla riforma Maroni, al tagliando dopo cinque anni terminati i quali il Governo deciderà se impugnare la legge 23 del 2015 (che, se annullata, farebbe tornare la Lombardia al modello formigoniano puro). L’agenzia per i servizi sanitari regionali ha indicato alcune azioni "necessarie" per "armonizzare" l’impianto alla normativa statale e alcuni "suggerimenti" per migliorarlo.
Tra le criticità sollevate non c’è la contestatissima "presa in carico", anzi da "valorizzare e rilanciare" ampliando il bacino degli aderenti, ma casomai le cure domiciliari agli anziani e soprattutto l’architrave istituzionale della 23: in particolare la trasformazione delle ex Asl, con l’eliminazione dei distretti e la separazione delle funzioni (programmazione, negoziazione e controllo alle Ats mentre l’erogazione è passata alle Asst). Tra i suggerimenti, un’Ats unica al posto delle attuali otto. "Le criticità espresse da Agenas sono da considerare e saranno oggetto di una valutazione tecnica e politica, ma le conclusioni non sono armoniche e fondate rispetto al contenuto (della relazione, ndr), che mi sembra positivo", ha osservato il dg Trivelli. Cajazzo ha spiegato che gli atti sono allo studio di Letizia Moratti, che ha subito inserito la riforma della riforma tra le sue priorità. L’assenza della neoassessore all’audizione programmata ben prima della sua nomina "è un pessimo inizio" secondo la dem Carmela Rozza. Il 5Stelle Marco Fumagalli tuona: "Bisogna finirla con le riforme calate dall’alto". Gi. Bo.