"Si farà ricorso al Tar, nei tempi più brevi consentiti, contro l’arrogante e antidemocratica decisione della maggioranza in Consiglio regionale, che ha cancellato il Referendum sulla sanità e il diritto dei cittadini lombardi a decidere su come deve essere gestita la propria salute, vista la situazione disastrosa del servizio sanitario pubblico, sempre più soverchiato dal privato". Inizia così il comunicato diramato ieri dal Comitato promotore dei tre requisiti referendari sulla sanità lombarda bocciati soltanto martedì dal centrodestra in Consiglio regionale perché ritenuti tecnicamente inammissibili. Nel dettaglio, il primo quesito chiedeva di superare l’equivalenza tra l’offerta sanitaria pubblica e quella del privato accreditato, con il secondo si chiedeva di togliere alle Agenzie di Tutela della Salute (ATS) la possibilità di autorizzare la stipula di accordi anche con soggetti privati accreditati in possesso di determinati requisiti, infine col terzo quesito si prevedeva di escludere i privati dall’istituzione degli ospedali e della case di comunità previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
"Il referendum – prosegue la nota del Comitato promotore – è la prima delle tre azioni decise dai rappresentanti del Comitato alla presenza di esponenti di tutte le forze politiche di opposizione. In contemporanea partirà una azione di mail bombing indirizzata al presidente della Regione Attilio Fontana e l’organizzazione di 10 giornate, dal 12 al 21 ottobre, di mobilitazione con manifestazioni nei territori e manifestazione conclusiva a Milano". "Ciò che è accaduto martedì in Consiglio regionale è gravissimo" hanno dichiarato i rappresentanti del Comitato: Marco Caldiroli (Medicina Democratica), Federica Trapletti (Cgil), Vittorio Agnoletto (Osservatorio Salute), Massimo Cortesi (Arci), Andrea Villa (Acli). "Come è noto, la maggioranza di centrodestra – concludono – ha scavalcato la legge regionale referendaria impedendo al Comitato di conoscere documenti e motivazioni e quindi di poter interagire e adeguare o modificare la proposta. La stragrande maggioranza dei lombardi quotidianamente fa i conti con liste d’attesa ormai pluriennali e con un esercizio commerciale della salute che taglia fuori dalle possibilità di cura decine di migliaia di cittadini, soprattutto delle fasce più deboli".
Proprio sul ricorso al Tar si è pronunciato, ieri, il presidente della Regione, Attilio Fontana: "In un Paese democratico è assolutamente legittimo che si facciano tutti ricorsi che si ritiene di fare. Ci mancherebbe anche. La cosa che lascia un po’ perplessi è che il referendum sia arrivato mesi dopo le elezioni in occasione delle quali i cittadini si erano espressi in maniera assolutamente chiara su quello che volevano". Parole, quelle di Fontana, proferite a margine di un evento sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica tenutosi a Palazzo Lombardia. "Se hanno votato per il centrodestra, che nel suo programma prevedeva questo tipo di sanità, è stata presa una decisione abbastanza chiara – ha concluso il governatore lombardo –. La democrazia è tale per cui bisogna dare a tutti la possibilità di esprimersi".
Gi.An.