REDAZIONE MILANO

Rebus spazi a settembre "Difficile rispettare il metro"

I dubbi di Gianpaolo Bovio, preside dell’istituto Arcadia, sulle linee guida A suo giudizio non bisogna accantonare l’esperienza degli strumenti digitali

di Annamaria Lazzari

A Milano mancherà il 20% degli spazi necessari negli istituti comprensivi con la ripresa delle lezioni a settembre: è emerso da un recente monitoraggio del Comune. Il tema dello spazio ha costretto molti presidi a rimanere a scuola con il metro in mano per calcolare se le aule siano a prova di Covid, rispettando il distanziamento di un metro "fra le rime buccali degli alunni", come da linee guida del ministero dell’Istruzione. Così ha fatto Gianpaolo Bovio, dirigente dell’istituto comprensivo Arcadia (zona Gratosoglio) che ha già provveduto a prendere le misure di 59 classi distribuite fra tre elementari e una media, per 1.200 studenti, tra cui disabili (in media ce ne sono due in ogni classe) e stranieri, anche dal campo rom delle vicinanze. Per ora i risultati della ricognizione - che devono essere inviati anche al sistema informativo del Miur - ha moltiplicato i dubbi nella mente del preside. Le classi non sono minuscole - misurano circa cinquanta metri quadri - e neppure "pollaio", dal momento che in media accolgono una ventina di alunni. Eppure il Piano Scuola 20202021 ha generato diversi problemi: "Abbiamo calcolato che la distanza di un metro si rispetta se gli alunni rimangono seduti ai loro posti. Ma se si spostano fra i banchi il distanziamento è inferiore a un metro. Basterà in quel caso indossare la mascherina oppure dovremo cercare spazi più grandi? Le aule vuote? Se non sono abbastanza voluminose sono inutili". Più plausibile invece, secondo Bovio, montare strutture temporanee all’esterno, come ventilato dall’assessore all’Edilizia scolastica, Paolo Limonta: "Una tensostruttura nel nostro giardino sarebbe un’ottima idea" dice il preside.

Di contro diventa più complicato ricorrere a "una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento", come suggerito dalle linee guida. "Non si può procedere al frazionamento della classe se non si aumenta il personale con un piano di assunzioni straordinarie di supplenti" afferma Bovio. Infine una considerazione sulla didattica a distanza. Per il preside non è da condannare tout court. "Non penso che l’“addestramento” informatico maturato durante il lockdown sia da accantonare, ci sono state esperienze positive. Soprattutto per gli alunni delle medie le cui competenze informatiche in molti casi prima si limitavano all’uso dei social. Le lezioni da remoto hanno insegnato che l’informatica può essere uno strumento di lavoro, oltre che di svago. Mi auguro che gli strumenti digitali continuino ad essere utilizzati come supporto all’apprendimento dal vero che rimane imprescindibile".