ANNA GIORGI
Cronaca

Violenza di genere, in Procura a Milano nasce il pool codice rosso: più pm per femminicidi, stupri e stalking

Il procuratore capo Marcello Viola ha pensato a un piano di riorganizzazione dei dipartimenti (che il Csm dovrà approvare). Addio al generico “Fasce deboli", sarà molto più specifico

Il procuratore capo Marcello Viola

Il procuratore capo Marcello Viola

Milano – Non più il nome "Fasce deboli", per indicare il dipartimento che si occupa dei “codici rossi“, ma "Violenza di genere": i cambiamenti culturali cominciano anche dai termini utilizzati. E poi maggiore attenzione all’ambiente, i reati di questo settore, compresi gli imbrattamenti, di cui si è sempre occupato il pm con delega alla "Tutela della salute" diventano materia del dipartimento "Antiterrorismo", settore che, insieme alla Dda (Direzione distrettuale antimafia), entrerà nelle deleghe dirette del procuratore capo Marcello Viola: "Grande stima per gli aggiunti che se ne sono occupati fino ad ora, con cui continuerò a lavorare in grande sintonia" precisa subito, perché non si parli di commissariamento.

La Procura di Milano quindi, riorganizza gli otto dipartimenti, in termini di carichi di lavoro degli aggiunti, di un potenziamento del numero di pm, anche alla luce di un “cambiamento sociale” al passo con i tempi e con le nuove emergenze.

La riorganizzazione di Viola si è resa necessaria, a due anni dal suo insediamento, anche alla luce del nuovo flusso di reati – preoccupanti i codici rossi che viaggiano al ritmo incessante di 40 nuovi casi al giorno – e della carenza di personale che ormai "rischia di paralizzare l’intera attività della procura".

"Aumentare del 50% i pm che si occupano di reati da codice rosso e di quelli commessi nei confronti delle persone vulnerabili è la mia priorità", spiega Viola nell’illustrare il piano che dovrà comunque essere approvato dal Csm. Il progetto si compone di quattro parti e prende in considerazione, oltre ovviamente ai fenomeni criminali che stanno assumendo profili sempre più allarmanti, i carichi di lavoro. E così, visto l’aumento esponenziale dei casi di violenza nei confronti delle donne, il Quinto dipartimento, ribattezzato appunto "Violenza di genere, tutela della famiglia, dei minori e dei soggetti vulnerabili" per essere a regime, oltre all’aggiunto attuale, dovrebbe avere 18 pubblici ministeri contro gli 8 attuali, e 6 vice procuratori onorari. Di questi, due sono assegnati all’area omogenea costituita per la lotta alla pedopornografia.

Scelta "sofferta” è stata, invece, l’abolizione del Quarto dipartimento, quello che si occupava delle truffe, ora spalmate sugli altri pool. Il Terzo dipartimento, invece, per via della "sproporzione" delle iscrizioni e conseguenti assegnazioni dei fascicoli, rispetto agli altri gravati da carichi assai più pesanti, "si occuperà anche di reati informatici e reati fiscali con profili transnazionali, grazie alle competenze acquisite in tema di indagini internazionali", spiega Viola.

Il "restyling" della Procura prevede anche un potenziamento della Dda fino al raggiungimento del 25% dei magistrati dell’organico totale dell’ufficio (ora sono 9) e la formazione di una sezione distrettuale antiterrorismo autonoma deputata a trattare i reati in materia di associazione segreta (Loggia Ungheria) oltre a quelli relativi alla ricostituzione o apologia del partito fascista e al fenomeno del cybercrime.

Altro tema caldo: il preoccupante aumento delle carenze di personale, sia pm che dipendenti amministrativi. "Un livello tale da lasciare temere, con elevata probabilità – dice Viola – la paralisi della Procura". Tutto ciò, inoltre, avrebbe effetti negativi sull’attività di indagine e sui processi. Viola ha inoltre scritto sia al ministero sia al Csm, chiedendo di coprire i posti vacanti: almeno 10 sostituti procuratori sui 18 mancanti. Inoltre, ha segnalato la situazione definita "disastrosa e drammatica" relativa ai cancellieri esperti (-54%) e dirigenti (-40%) i quali, assieme al resto del personale amministrativo, spesso rifiutano il posto, perché il trasferimento a Milano implica anche costi della vita elevati se rapportati allo stipendio medio.

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