Razzapàja o gente poco raccomandabile

Emilio

Magni

Come dicono i dizionari, la parola inglese "gang" in italiano è "banda". Però da qualche tempo il termine albionico è usato per indicare un certo tipo di "banda", non certamente quella con i tromboni e i tamburi, la simpatica banda musicale, ma per specificare una compagnia di balordi, teppisti, mezzi ( o tutti interi) malviventi che messi assieme delinquono nelle maniere più svariate. Occorre stare attenti quindi ad usare le parole straniere. Non c’erano equivochi un tempo nel dialetto milanese. Queste compagnie di malviventi erano indicate con il termine "razzapàja", buono sia al singolare che al plurale. Francesco Cherubini, nel suo dizionario del dialetto milanese definisce "razzapàia" come "marmaglia", "plebaglia", "ciurmaglia", "malavita". E’ evidente che sotto sotto intende gente dedita alla criminalità, magari solo spicciola, comunque sempre delinquenza. Mi ricordo di aver ascoltato questo termine molte volte quando ero bambino, in casa, o nel chiacchierare tra gli adulti. Era usato per indicare proprio compagnie di gente poco raccomandabile, ma anche combriccole di ragazzini bradi che in giro combinavano grossi guai e dai quali ero obbligato severamente di stare alla larga. Da dove viene questo strano, colorito termine del dialetto? Sull’origine vi è un po’ di mistero. Comunque Gianfranco Scotti, nel suo dizionario del dialetto lecchese (uno dei pochi che vanno anche alla ricerca deli etimi) dice che scende dal provenzale "rafataja" che significa "spazzatura", ma anche "marmaglia". E’ stato usato anche dai poeti del dialetto milanese. "Luis de Melz", Luigi Manzoni di Melzo, cultore del dialetto così profondo che se ci fossero facoltà universitarie del vernacolo lui sarebbe sicuramente cattedratico, lo ha trovato subito in alcuni e in particolare in un sonetto di Carlo Porta. "….ghì’è tutt ‘sta razzapàja, de scarliga merluzz, de viaron de sares, de lifrocch e de gentaia…..". In un suo sonetto lo usa anche Camillo Cima, detto "Pinzo". Lo adopera per indicare gruppi di "canaglie".

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