ANNA GIORGI
Cronaca

Morte di Ramy, cosa dice la perizia sul video che scagiona i carabinieri: l’incidente a 33 chilometri orari, il palo e l’urto iniziale

La consulenza cinematica sul video chiesta dal pubblico ministero sul decesso del 19enne egiziano: “Corretto comportamento dei militari nell’inseguimento”

Ramy Elgaml, il 19enne egiziano morto la notte del 24 novembre 2024 a Milano

Ramy Elgaml, il 19enne egiziano morto la notte del 24 novembre 2024 a Milano

MILANO – Nella notte tra il 23 e il 24 novembre in via Ripamonti, periferia sud di Milano, Ramy Elgaml, 19 anni, morì “a seguito dello schianto contro un palo” dello scooter Tmx su cui viaggiava, guidato dall’amico Fares Bouzidi. Lo ha stabilito la perizia cinematica disposta dalla procura, che “scagiona“ il carabiniere alla guida dell’auto, depositata mercoledì e firmata dall’ingegnere Domenico Romaniello, in cui si legge ancora: “l’operato del conducente della Giulietta (il carabiniere) nell’inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’ordine”.

Nessuna intenzione di speronare, quindi. E ancora: “Il conducente della Yamaha, Bouzidi Fares opponendosi all’alt dei carabinieri, ha dato avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa, transitando con semafori rossi, a pochi centimetri da veicoli in marcia regolare con rischio di collisioni, affrontando di notte, in contromano, curve alla cieca. Questi, con il suo comportamento sprezzante del pericolo, ha determinato l’inseguimento e le sue modalità e si è assunto il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato”.

In sostanza, secondo l’ingegnere, autore della perizia, la risposta del conducente della Giulietta, il vicebrigadiere indagato insieme a Fares per omicidio stradale e la sua reazione, sono state adeguate e controllate, rappresentando processi mentali automatici.

La causa determinante dell’evento che ha portato alla morte di Ramy è stata, purtroppo, determinata dalla presenza del palo semaforico. Scendendo più nel dettaglio, quando il motociclo terminò la sua corsa contro il palo l’urto avvenne a circa 33 chilometri orari. E non ci fu nessun “urto iniziale“ tra la Giulietta del carabiniere che la guidava e il motorino con a bordo Ramy e Fares. L’analisi ed il confronto dei due video delle telecamere comunali tra le vie Ripamonti, Quaranta e Solaroli dimostra che non è stato possibile alcun contatto preliminare tra i due mezzi. La relazione attribuisce, quindi, la responsabilità dell’incidente all’indagato Fares Bouzidi. Per il carabiniere, invece, si prospetta la richiesta di archiviazione.

Resta un piccolo giallo. L’ingegner Romaniello, in una mail dell’8 febbraio ha evidenziato che “il palo semaforico, risulta essere stato dismesso da Amsa due giorni dopo l’incidente”. Da allora non si è saputo più nulla nonostante l’avvocata Barbara Indovina, legale dei familiari di

Ramy, abbia sollecitato con un’istanza i magistrati chiedendo notizie su che fine avesse fatto il palo semaforico ritenuto elemento fondamentale nella ricostruzione di quanto accaduto e che, a suo parere, avrebbe dovuto essere sequestrato nell’imminenza dei fatti. Yehia Elgaml, padre di Ramy: “Occorre conoscere la verità con trasparenza da fonti attendibili che non trascurino nulla, è doloroso ma la verità è necessaria affinché la sua anima possa riposare nella sua tomba”.