NICOLA PALMA
Cronaca

Raid in farmacia, poi la confessione: "Sono stato io, mi servivano i soldi"

Ripa di Porta Ticinese, il rapinatore armato di coltello è stato respinto dal titolare con una stampella. Poi è tornato quando ha visto la polizia: "Se guardate dietro il cestino, trovate anche i miei vestiti"

Una foto di un assalto in farmacia di un rapinatore armato di coltello

Milano - Il bandito pentito si è ripresentato sul luogo della (tentata) rapina poco dopo l’arrivo delle Volanti: "Dov’è la polizia?", ha urlato richiamando l’attenzione degli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, che nel frattempo erano già saliti al piano di sopra per visionare le immagini registrate dalle telecamere interne di videosorveglianza e identificare l’autore del blitz armato. L’uomo ripreso in quei filmati era proprio lui: "Volevo fare una rapa ( sic, ndr ), ho bisogno di soldi", ha spiegato candidamente agli investigatori il cinquantaquattrenne italiano. Poi ha indicato un cestino della spazzatura in strada: "Se andate lì dietro, trovate anche il resto".

Cioè gli indumenti indossati per il colpo, abbandonati subito dopo la fuga. Ha avuto un epilogo quasi surreale il raid in una farmacia di Ripa di Porta Ticinese, lungo il Naviglio Pavese, andato in scena alle 17.40 di venerdì. All’improvviso, il titolare dell’esercizio commerciale si è trovato davanti un uomo armato di coltello, che gli ha intimato di consegnare l’incasso. La vittima designata ha reagito, brandendo in aria una stampella e riuscendo a far desistere l’aggressore. Quindi è partita la chiamata al 112, con richiesta di aiuto alla centrale operativa di via Fatebenefratelli. A quel punto, la storia ha preso una piega davvero inaspettata: il bandito è tornato sui suoi passi, non si sa perché spinto da un pentimento genuino o perché, più prosaicamente, sicuro che le forze dell’ordine sarebbero comunque arrivate a lui. Fatto sta che ha confessato quanto appena fatto, facendosi ammanettare senza opporre resistenza. Una conclusione sì singolare, ma non del tutto inedita di questi tempi.

Sì, perché poco meno di un mese fa, l’8 maggio scorso, un altro rapinatore respinto (in quel caso a colpi di sgabello dal gestore di un bar di via Giovanni Pierluigi da Palestrina) si era lasciato andare a un pianto disperato: "Scusatemi, faccio queste cose perché uso droga". Poi aveva iniziato a prendersi a pugni e a colpirsi in faccia con un cellulare, salvo tentare di allontanarsi alla vista dei carabinieri del Radiomobile.