Milano, il racconto choc: "Io, aggredita nell'atrio di casa"

La denuncia di Francesca: non voglio faccia del male ad altre

Francesca, 26 anni

Francesca, 26 anni

Milano, 10 ottobre 2019 - «Tu non spintonarmi perché mi arrabbio», «tu vieni con me adesso, due minuti e poi saremo come fratello e sorella». Quelle frasi le rimbombano ancora nelle orecchie, non le danno tregua. «Un incubo durato 50 minuti, finché grazie all’arrivo provvidenziale di un’altra persona sono riuscita a divincolarmi a infilarmi in ascensore. In casa ho chiesto aiuto a mia madre che ha chiamato la polizia». Francesca Z., 26 anni, abita in una una palazzina del quartiere Barona e ha deciso di raccontare il dramma che ha vissuto. «Non ho problemi a metterci la faccia - dice decisa - voglio che la mia storia serva a dare coraggio ad altre donne e a metterle in guardia. Cercate sempre di reagire anche se siete paralizzate dalla paura - è il suo appello -. Per fortuna a me è andata bene, spero che la polizia rintracci quell’uomo, non deve fare quello che ha fatto a me a un’altra ragazza». L'aggressione risale alla mattina del 2 ottobre: «Ero uscita con i miei cani per la consueta passeggiata e sono rincasata verso le 10 - ricorda -. Ho notato un uomo vicino al portone, straniero, che sapevo essere parente di una famiglia di arabi appena trasferita nel condominio. Lui mi ha salutato e io ho ricambiato. Poi ha attaccato bottone, parlando del più e del meno. Una conversazione civile, banale direi. Ma poi quando sono entrata nel palazzo e stavo per chiamare l’ascensore me lo sono trovato addosso. Ha chiuso il portone e mi ha bloccato l’entrata dell’ascensore». Lo sguardo tranquillo, quasi anonimo di pochi minuti prima si trasforma in lascivo e terrorizzante. «Ero paralizzata - ricorda Francesca - in preda al panico, tremavo come una foglia ma lui continuava a muoversi contro di me. Mi diceva, in italiano stentato e affannato, non spintonarmi perché mi arrabbio, non devi avere paura. Tu vieni con me (intendendo un atto sessuale) due minuti e poi saremo come fratello e sorella». Un incubo interminabile, la paura, la rabbia e nello stesso tempo la sensazione di impotenza: «Avrei voluto reagire, picchiarlo, ma non riuscivo a muovermi», ricorda Francesca. Poi in un attimo il coraggio di raccogliere tutte le forze che le rimangono in un urlo. Ma lui sembra invincibile: «Mi ha bloccata ancora di più contro il muro e io sono scoppiata a piangere, disperata». Si sente perduta Francesca, in balia dell’aggressore che è determinato ad andare fino in fondo. Proprio in quel momento viene salvata dal passaggio fortuito di una persona che costringe l’uomo ad allontanarsi e permette alla ragazza di infilarsi in ascensore e cercare in casa l’abbraccio della madre. All’arrivo della Volante, l’uomo si è già dileguato. «Non auguro a nessuno questa esperienza terribile e scioccante. Ringrazio la polizia, che sta facendo un ottimo lavoro. Mi auguro lo rintraccino presto - conclude Francesca - non voglio che un’altra donna viva il mio stesso incubo».

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