Quota 100 Ecco perché non funziona

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Vincenzo

Galasso*

Quota 100 non ha funzionato. Nata con grandi aspettative, non ha mantenuto le promesse. A poche settimane dalla sua scadenza naturale, i quotacentisti sono stati circa 250mila, contro i 400mila previsti dai promotori. Per la maggioranza uomini, nel settore pubblico e con pensioni medio-alte. Non esattamente il gruppo di persone a cui facevano riferimento i fautori di Quota 100 nei proclami iniziali. Eppure non era difficile prevederlo. È l’identikit di coloro che uscivano con la pensione anticipata. “Non appaiono evidenze chiare di uno stimolo a maggiori assunzioni da parte dell’anticipo pensionistico” ha ammesso il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Anche qui nessuna sorpresa. La staffetta intergenerazionale ha un innegabile appeal. Eppure, poche cose suonano così vere… pur essendo false. Lavoratori giovani e anziani hanno caratteristiche e conoscenze diverse. E i posti nel mondo del lavoro non sono in numero fisso. Il mercato del lavoro non è un autobus. I giovani non devono aspettare alla fermata che esca qualche anziano per poter entrare. Decenni di pre-pensionamento in tanti Paesi Ocse mostrano che la staffetta intergenerazionale è un’utopia…o forse uno specchietto per le allodole. Quota 100 ha lasciato i giovani a mani vuote – nessun posto di lavoro in più per loro – e tasche bucate, perché in un sistema a ripartizione anche le pensioni dei "quotacentisti" sono finanziate dai contributi dei lavoratori. Ma Quota 100 lascia anche una pesante eredità, una polpetta avvelenata: alla sua scadenza un super-scalone di cinque anni tra chi, raggiungendo i requisiti di 62 anni d’età e 38 anni di contributi, è riuscito ad andare in pensione entro la fine del 2021 e chi invece, magari solo per pochi giorni, dovrà rimanere al lavoro fino a 67 anni per uscire con la pensione di anzianità.

*Docente Bocconi

autore di“Gioventù smarrita“

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