GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Quel rinvio che ha salvato il progetto del San Siro bis

Retromarce e decreti in extremis: così le norme sulla costruzione degli impianti sono cambiate per venire incontro alle esigenze dei club

di Giambattista Anastasio

A guardarlo con gli occhi di oggi o con il senno di poi, il percorso delle norme sulla costruzione di nuovi stadi sembra essersi via via adattato alle esigenze dei grandi club del pallone, a partire da Milan e Inter. Ricostruendo la storia di tali norme appare evidente come queste, in un lasso di tempo relativamente breve, siano state riformate per essere sempre meno stringenti. Persino la loro abrogazione è stata rinviata di un anno rispetto al previsto. Ed è per effetto di questo posticipo che oggi Milan e Inter possono procedere con il nuovo stadio. Paradossale, forse, ma vero.

Il progetto del nuovo San Siro si basa su una normativa speciale: l’articolo 1, comma 304 della legge 147 del 2013. Detto altrimenti: si basa su un comma della legge di Stabilità del 2014, che nella sua versione originale contemplava tra gli interventi relativi all’ammodernamento degli stadi solo quelli "strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto" escludendo ogni altro tipo di intervento a partire "dalla realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale". La preoccupazione della norma sembrava essere quella di evitare che lo stadio finisse per essere solo uno degli elementi di operazioni immobiliari di più ampia portata, proprio come sta avvenendo nel caso di San Siro: il progetto di Milan e Inter è destinato a cambiare il volto dell’intero quartiere. La norma resiste fino a giugno del 2017, quando viene convertito in legge un decreto che amplia lo spettro degli interventi possibili. Nel dettaglio, si stabilisce che lo studio di fattibilità del progetto di ammodernamento dello stadio possa comprendere anche "la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari o funzionali al finanziamento o alla fruibilità dell’impianto sportivo". Questo, si spiega, "ai fini del raggiungimento del complessivo equilibrio economico finanziario dell’iniziativa o della valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici". Una fotografia esatta di quanto sta avvenendo e si sta dibattendo a Milano. Resta escluso solo il residenziale.

Coincidenza o no, questa svolta arriva a compimento un anno dopo l’acquisto della maggioranza delle quote dell’Inter da parte del colosso cinese Suning e un anno dopo l’acquisto del Milan da parte del fondo statunitense Elliott. A questo punto iniziano il dibattito e l’iter relativi al nuovo stadio di Milano. Ma ecco il primo colpo di scena: il 28 febbraio del 2021 il Governo approva un decreto che abroga il comma 304, abroga la già citata norma speciale sulla costruzione dei nuovi stadi sulla quale si basa l’operazione San Siro.

Peccato, però, che l’operazione nel frattempo non si sia conclusa: il Comune, infatti, avrebbe dovuto approvare la dichiarazione di pubblico interesse entro 90 giorni dalla proposta dei due club, presentata il 20 novembre 2020. Si tratta della proposta bis. Il termine dei 90 giorni è però trascorso invano sia per il braccio di ferro tra Comune e club sui contenuti della proposta bis sia perché Suning non è stata in grado di dimostrare il possesso dei requisiti richiesti dalla legge per procedere col progetto. Il decreto con l’abrogazione viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 19 marzo 2021. Da lì decorrono 15 giorni della vacatio legis per l’entrata in vigore. Ma l’ultima parola non è ancora scritta. Pubblicata la nuova norma, viene infatti approvato un decreto legge che con un comma ad hoc ne rinvia l’entrata in vigore a gennaio 2023. Le norme speciali sulla costruzione di nuovi stadi cesseranno di essere in vigore solo allora, solo tra un anno. Ed è sul posticipo di questa abrogazione che poggia oggi il piano di Milan e Inter. Gennaio 2023 può sembrare vicino se si tratta di trasformare un’area di 281mila metri quadri. Ma per Comune e club la prossima fase sarà già quella della progettazione definitiva ed esecutiva. Sarà il Tar a stabilire se la proposta bis sia un aggiornamento della prima o se sia una nuova proposta sulla quale riavviare l’iter, come convinzione del Gruppo Verde San Siro, di Basilio Rizzo e dei residenti che sono ricorsi al Tar assistiti dai legali Stefano Nespor, Federico Boezio e Valeria Sergi.

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net