Quanti ricordi con il tram di Mombello

Enrico

Beruschi

Leggo tante cose sul "Frecciarancio", pareri, polemiche, viene soppresso, no, vogliamo che rimanga e via di questo passo; per me è l’immagine dei miei primi anni durante la guerra e questo lo sanno tutti, ma il bello è stato vivere da sfollato a Paderno Dugnano, nell’appartamento concesso alla mia famiglia nella casa del "Milin" (mentre le dita si agitano per scrivere, ritorno bambino): eravamo in tanti, ma i tempi non erano facili. Nonno Enrico e nonna Gina, mamma Clara e papà Fernando, zia Tina, un po’ di zio Fernando, dal ’43 il fratellino Vittorio e dal ’44 la sorellina Marisa, entrambi nati a Mombello, nel manicomio adibito a clinica per fabbricare bambini.

Il piacere, la gioia dei ricordi mi assale lungo le rotaie di quel tram, aspettare il papà e la zia che tornavano da Milano, il mio primo viaggio per andare al cinema a vedere, non ricordo l’ordine, Biancaneve e i sette nani o Il Barone di Munchausen, il passaggio delle truppe americane dopo la Liberazione; per non parlare del fuoco, nel buio della sera, di quel tram colpito, qualche chilometro avanti, da un aereo alleato. Sono tornato l’altro giorno alla trattoria della Battiloca, antico nome che mi fa tornare in mente tante cose, oltre a quelle che ho accennato e che mi legano al tram ed a quei luoghi, che diedero i natali al mio nonno (sono riuscito ad avere l’atto di nascita dalle gentilissime impiegate dell’anagrafe).

Mi fa tristezza pensare alla soppressione di quel tram: come si fa a percorrere la "strada dei Giovi" senza vedere quei binari? E’ come commettere atti osceni in luogo pubblico.

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