ANTONIO PETRUCCI
Cronaca

Quando l’arte è da toccare. Così l’Istituto dei ciechi ha reso il Duomo di tutti

Il lavoro per l’accessibilità con la Veneranda e la basilica di Sant’Ambrogio. Dal Braille al Dialogo nel buio, 185 anni d’impegno per unire vedenti e non . .

Il lavoro per l’accessibilità con la Veneranda e la basilica di Sant’Ambrogio. Dal Braille al Dialogo nel buio, 185 anni d’impegno per unire vedenti e non . .

Il lavoro per l’accessibilità con la Veneranda e la basilica di Sant’Ambrogio. Dal Braille al Dialogo nel buio, 185 anni d’impegno per unire vedenti e non . .

"Si prega di toccare". Sono musei che accolgono, quelli in cui ha lavorato l’Istituto dei ciechi di Milano per rendere anche il Duomo e la basilica di Sant’Ambrogio fruibili ai non vedenti. È una lunga storia di filantropia, di amore, umanità e crescita quella dell’Istituto fondato da Michele Barozzi nel 1840, un tempo in cui la sensibilità per le disabilità era diversa da oggi. E innovativo sin da subito: nel 1863 fu il primo Istituto dei ciechi in Italia ad adottare il codice ideato nel 1829 da Louis Braille, la combinazione di punti in rilievo che ancora oggi permette ai ciechi di scrivere e leggere, una rivoluzione che ha reso possibile l’istruzione per milioni di persone nel mondo. Anche oggi l’Istituto è vivo, con molte iniziative, dai corsi di formazione tiflopedagogica (pedagogia per persone con disabilità visiva) e i seminari di approfondimento per insegnanti e universitari per il sostegno, che coinvolgono più di 700 docenti in lezioni sia da remoto sia in presenza in collaborazione con la Cattolica e la Bicocca alla collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo, dalla quale è nato, appunto, il progetto conTatto, inaugurato a novembre: undici tavole tattili stampate ad alto spessore con didascalie in Braille a caratteri ingranditi per il museo del Duomo, corredate da percorsi museali accessibili ai visitatori con disabilità visiva ceh possono esplorare con le dita venti opere originali della collezione. Un progetto analogo è stato avviato con Sant’Ambrogio, per la quale la Fondazione Istituto dei ciechi ha realizzato tavole informative in ottone fruibili da visitatori ciechi e ipovedenti. In parallelo è cresciuto anche l’impegno nella formazione del personale museale per migliorare l’accoglienza e l’esperienza della visita.

Ma le attività nell’Istituto spaziano dalla sfera sanitaria, con la “Nuova Rsa Casa Famiglia”, creata al suo interno e convenzionata col servizio sanitario regionale, che ha avuto trenta degenti l’anno scorso di cui circa metà con disabilità visiva (età media di 88 anni, tasso di occupazione del 97,93%), alla cultura col museo, sempre interno, che raccoglie un’ampia selezione di strumenti musicali, macchine speciali, libri stampati per i ciechi e altri materiali tiflodattici (cioè relativi alla didattica per non vedenti): nel 2009 la Regione ha riconosciuto la collezione Louis Braille come raccolta museale, inclusi la biblioteca dei rettori, il patrimonio documentario, l’archivio fotografico, diverse sculture e circa duecento ritratti, realizzati tra il 1843 e il 1968, di benefattori dell’ente (che si occupa inoltre, per legato testamentario, della cura di oltre quaranta tombe ed edicole di suoi antichi sostenitori al Cimitero Monumentale).

E si rivolge ai benefattori di oggi il presidente dell’Istituto, Rodolfo Maisto: "Quest’anno compiamo 185 anni, e speriamo che la filantropia moderna continui ad aiutarci, perché non è semplice riuscire a offrire tutti i nostri servizi senza l’aiuto dei milanesi. Siamo nati per spirito filantropico, e nei decenni non abbiamo mai tradito i nostri valori, offrendo ai ciechi un supporto per la piena integrazione scolastica e lavorativa ma anche sociale e culturale, valorizzando le aspirazioni personali proprie di ogni età della vita".

Non solo delle persone con disabilità visiva: l’iniziativa più celebre dell’Istituto dei ciechi di Milano resta “Dialogo nel buio”, la mostra permanente al suo interno che ha avuto milioni di visitatori in 17 anni. Anche nel 2024 50.814 persone, di cui 20.577 studenti, hanno sperimentato, a piccoli gruppi, questo percorso in totale assenza di luce attraverso ambienti ispirati alla quotidianità, contando solo sugli altri quattro sensi e sull’aiuto di guide non vedenti. E hanno registrato ampia partecipazione anche le attivià formative e conviviali sviluppate negli anni intorno al percorso sensoriale, dalle “Cene al buio” ai laboratori, agli eventi per le aziende e ovviamente per le scuole, dalla terza elementare alle superiori, che anche l’anno scorso hanno fatto registrare il tutto esaurito, con oltre cinquemila studenti coinvolti nel "Dialogo".