SIMONA BALLATORE
Cronaca

Prove di maturità, 62 anni dopo: “Noi, primi diplomati di Elettronica. A scuola 44 ore a settimana”

La gloriosa quinta F del Feltrinelli si ritrova con la scatola dei ricordi: un mese di esami, con tutte le materie. Il consiglio agli studenti di oggi: "Non perdetevi mai"

I ragazzi della quinta F: nel 1961 erano in 41, sono rimasti in contatto e si sono rivisti per la prima volta dopo la pandemia

“Ecco la gloriosa quinta F: siamo i primi diplomati di Elettronica dell’Istituto tecnico industriale statale Giacomo Feltrinelli". Si ritrovano 62 anni dopo, tra i grattacieli di piazza Gae Aulenti, ad aprire insieme la scatola di ricordi. Portano le fotografie in bianco e nero, un’edizione del giornalino della scuola “Il Feltri“, in edizione speciale, il libretto delle giustifiche e il permesso per entrare in ritardo: un tagliandino rilasciato ai tanti studenti-pendolari che si svegliavano ogni giorno all’alba per raggiungere piazza Tito Lucrezio Caro, da Pavia, Como, Sant’Angelo Lodigiano.

Erano in 41, Vittorio Pasotti ha sempre cercato di contattarli tutti, inviando e aggiornando file excel con numeri di telefono e mail. E quando mancava qualcuno all’appello non si arrendeva: "Un nostro compagno abita a Ravenna - racconta -, il numero risultava inesistente. Così ho chiamato l’anagrafe: per la privacy non potevano darmi i riferimenti, ma l’impiegata lo ha contattato e mi ha fatto richiamare. Era felicissimo". Per il 62esimo anniversario dalla maturità - il 60esimo l’hanno mancato causa Covid - si sono presentati in 15. "Dieci, purtroppo ci hanno preceduti", dicono commossi, ricordandoli con un “Eterno riposo“ e con aneddoti che strappano sorrisi.

“Iniziammo con il tema il 3 luglio del 1961: era un lunedì. Allora la maturità durava un mese intero", comincia Pasotti, al quale non scappa una data. "Non proprio un mese di fila. Tra una prova e l’altra passava qualche giorno, ma si portavano tutte le materie, per gruppi: italiano, diritto, elettronica, laboratori", corregge Silvano Donati, "il primo della classe", che qualche anno più tardi divenne professore all’Università di Pavia e adesso insegna fotonica a Taiwan. Quest’anno è stato lui a “dare il la“ alla rimpatriata.

C’è anche “il Filippi“, che dal banco dietro cercava sempre di copiare il suo compito. Stessa operazione che faceva, a catena, Fontana (“il Bruno“), arrabbiandosi quando cominciava a cancellare parole, complicando la missione. "È la prima volta senza lui - sospira la quinta F -. È stato sempre il nostro anfitrione". Ricordano poi la professoressa Avallone, il loro incubo, figlia di un generale: "Ma quanto era brava?". Rievocano pure le “bravate“: scappavano dalla classe per giocare a pallavolo.

"Un giorno venne il vicepreside: il prof ci aveva dato l’ok a uscire a patto che scrivessimo i nomi sul foglio. Li avevamo messi tutti sbagliati, a partire da Lisander Fuma, il Fumagalli". Ridono di cuore i ragazzi della quinta F, tornando al viaggio di maturità. "Niente Amsterdam, perché avevamo fatto sciopero, ci portarono a Torino: abbiamo inaugurato Italia 61".

Da piazza Gae Aulenti cercano di raggiungere anche i compagni che si trovano oltre confine, sfidando i fusi orari: ci riescono col “Broggi“, che è in Arizona. Contattano Padre Daniele Cambielli, missionario in Indonesia. "Eravamo in 41 in classe, adesso se sono in 20 si lamentano - sottolineano -. E facevamo 44 ore alla settimana, dal mattino alla sera. Ai licei promuovevano con il 9 e il 10. A noi, se il compito di matematica era tutto giusto, 7. L’8 era una rarità. Ma sono stati anni indimenticabili. E, ancora prima di diplomarci, avevamo il mondo che ci cercava: arrivavano dalla Olivetti, dalla Ibm".

"Il nostro preside, Isnardi, era un visionario: creò un percorso per super-periti, dopo il diploma", aggiunge il professore Donati, che finì per insegnare lì, da neo-laureato. "Serve un rilancio dell’istruzione tecnica", son d’accordo i diplomati del ’61, che si rivolgono ai maturandi 2023: "Ragazzi, il tempo scorre veloce. Rimanete in contatto, non perdetevi mai".