Proteste e sondaggi alle superiori: "Ossessione da verifiche, ora basta"

Milano: al Manzoni è stato aumentato il numero minimo di voti per materia e tornano le versioni senza vocabolario. Liceali sul piede di guerra: "Troppa pressione psicologica e competizione. Serve un modello diverso"

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di Simona Ballatore

Studenti "sotto pressione" per le verifiche: la valutazione torna al centro delle proteste, a colpi di sondaggi interni. Uno strumento che era stato già sdoganato l’anno scorso per cercare di "misurare" il malessere psicologico tra i ragazzi e che aveva anticipato le occupazioni a catena nelle scuole milanesi. Nei corridoi non si esclude un secondo round. Nel frattempo a lanciare il primo questionario dell’anno è il collettivo del liceo classico Manzoni, che ha raccolto 434 risposte su circa 1.090 studenti. L’idea era nata dall’ultima assemblea. "I dipartimenti disciplinari hanno deciso di incrementare il numero minimo di voti per materia: le verifiche scritte sono passate da due a tre nel quadrimestre, più le interrogazioni", spiega Dario Del Prete, rappresentante d’istituto e maturando. A queste si aggiungono, in seconda e quarta superiore, le cosiddette "prove comuni" del Manzoni: "Versioni in greco e latino senza vocabolario, per le quali è necessario imparare a memoria migliaia di vocaboli. Si continua a stimolare così il modello della competizione, dell’eccellenza e si mettono in difficoltà i più fragili, si pensa alla mera valutazione e non all’apprendimento", continua Del Prete. Prima domanda del "questionario manzoniano": senti valorizzato il tuo impegno scolastico da parte dei prof? Il 58,1% ha risposto "qualche volta", il 22,4% "spesso", il 15,9% "mai". Il 59,7% dei liceali sente "pressione psicologica" e non un "normale nervosismo pre-verifica". La stessa percentuale (59,4%) ritiene che il clima "sia diventato soffocante".

"Il Covid è ’finito’, si è tornati all’agognata ’normalità’ nella scuola, ma normalità significa pensare così ossessivamente alle valutazioni come succede al Manzoni e non solo? È funzionale?", chiede il rappresentante d’istituto. Il 75,1% "sente il bisogno di esplorare una didattica alternativa". E nel primo liceo d’Italia ad avere occupato la scuola per contestare la vittoria alle urne della premier Giorgia Meloni, non manca la domanda politica: il 72,8% degli studenti non si sente rappresentato dal governo, il 22,1% ancora non lo sa, il 5,1% risponde "sì". Il questionario si chiude con il tema clou: "Hai paura del tuo futuro dopo il liceo?". Il 74,4% confessa di sì, mettendo note a margine: "Non so cosa mi aspetta", "Non so cosa fare dopo", "Temo di non essere all’altezza". Si dicono preoccupati per "università a numero chiuso, lavoro, affitto". E c’è chi scrive: "Vivendo nella bolla della scuola, una volta uscita, mi ritroverò catapultata nel mondo vero, di cui so poco, in cui saprò fare poco, per cui sono stata istruita poco".

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