Tentato suicidio e poi la rivolta, via Corelli nel caos

Terza protesta in meno di due mesi al Centro permanente rimpatri. Le telecamere fondamentali per capire quanto accaduto

Il "Cie" di via Corelli in funzione a Milano

Il "Cie" di via Corelli in funzione a Milano

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Prima un tentato suicidio, poi la rivolta di massa dando fuoco ai materassi. Il giorno dopo la protesta rabbiosa, la terza in meno di due mesi, che ha coinvolto 40 migranti del Centro permanenza rimpatri di via Corelli, l’ex Cie, all’estrema periferia est della città, si cerca di fare luce sull’episodio e individuare i responsabili dell’incendio.

La serata di tensione è cominciata poco dopo le 22 di domenica, quando un uomo marocchino di 36 anni ha cercato di uccidersi impiccandosi in bagno con un asciugamano trasformato in cappio. E’ emerso che ha problemi psichiatrici e che aveva già tentato atti autolesionistici. I soccorsi immediati scattati grazie all’allarme dato dai responsabili della struttura che lo hanno scoperto in tempo hanno consentito di salvargli la vita: è stato trasportato al Niguarda in codice giallo ed è rimasto in osservazione in ospedale.

Ma è bastato che la voce del tentato suicidio circolasse tra gli altri migranti per dare il via alla protesta in entrambi i settori del centro, gli unici rimasti agibili dopo i disordini precedenti: prima sono state sbattute le porte di ferro, poi diversi materassi sono stati incendiati con mozziconi di sigarette finché la struttura non si è riempita di fumo. Colonne nere si alzavano verso il cielo quando sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato il rogo con otto squadre sul posto. Tra gli ospiti, un tunisino di 22 anni è stato trasportato da un’ambulanza al Fatebenefratelli in codice verde per una lieve intossicazione, ed è stato dimesso poco dopo con neanche un giorno di prognosi.

Nel frattempo , la tensione non si stemperava: per placare gli animi e riportare gradualmente la situazione alla normalità è stato necessario l’intervento della polizia, con il funzionario responsabile del centro, agenti del commissariato Lambrate e del Reparto Mobile, Volanti di supporto e il battaglione dei carabinieri. Le telecamere, che questa volta non risultano essere state danneggiate, potranno essere d’aiuto per identificare gli autori dei disordini. Questa è la terza rivolta in meno di due mesi: lo scorso 20 novembre, il caos era stato innescato dall’esplosione di petardi, forse lanciati dall’esterno. A quel punto in tre, due marocchini e un tunisino (poi arrestati), si erano arrampicati sui cancelli riuscendo a raggiungere il tetto e a colpire con violenza la barriera in plexiglas fino a sfondarla. Nel frattempo, dentro, altri staccavano rubinetti e distruggevano finestre dopo aver oscurato le telecamere. Prima ancora, il 12 ottobre, c’era stata un’altra protesta di massa, culminata nel danneggiamento del sito e nella fuga di 4 persone (due riprese poco dopo). Le tensioni si manifestano soprattutto quando sono programmati i trasferimenti in aeroporto per rimpatriare gli irregolari.

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