La moglie precipitò dal quarto piano e morì. Il marito rischia 18 anni di carcere

Baranzate, commerciante cinese accusato di omicidio preterintenzionale. La difesa: solo sospetti, manca il minimo movente

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Baranzate (Milano), 14 marzo 2023 – Diciotto anni di carcere, senza le attenuanti, per l’omicidio preterintenzionale della moglie. È la condanna chiesta ieri dalla Procura di Milano per Linjie Liu, 40enne cinese che a maggio dell’anno scorso fu arrestato dai carabinieri dopo otto mesi di indagini sulla morte misteriosa della donna, precipitata il 15 settembre 2021 nell’androne del condominio a Baranzate dove la coppia viveva con i due figli minorenni, ora affidati a parenti. Liu, che gestiva un’attività commerciale nella zona, continua a proclamarsi innocente e i suoi difensori, gli avvocati Zheng Fan e Gianpiero Verrengia, hanno chiesto l’assoluzione. La sentenza probabilmente verrà emessa martedì prossimo dalla Corte d’Assise di Milano, al termine di un processo controverso.

Riavvolgendo il nastro, quella notte l’uomo aveva chiamato il 112 raccontando che la moglie era caduta accidentalmente dal quarto piano nell’androne condominiale, mentre lui dormiva. Aveva spiegato che quella sera erano stati a cena da parenti, erano rientrati e andati a letto, ma intorno all’una di notte la figlia di 10 anni lo aveva svegliato perché la mamma non era in casa. Lui l’avrebbe cercata e trovata a terra esanime. Il racconto non ha convinto i carabinieri che, coordinati dall’aggiunta Laura Pedio e dalla pm Simona Ferraiuolo, hanno ricostruito un quadro diverso: un omicidio preterintenzionale, al culmine di una lite fra l’uomo e la moglie 33enne, che non si era ambientata in Italia e forse voleva fare ritorno in Cina.

Linjie Liu l’avrebbe raggiunta sul pianerottolo e, nel tentativo di farla rientrare in casa, l’avrebbe afferrata all’altezza del collo e della clavicola. La donna avrebbe cercato di divincolarsi, perdendo così l’equilibrio e precipitando nel vuoto. I vicini di casa hanno riferito di una lite scoppiata proprio sulle scale, mentre una collana appartenuta alla vittima, visibilmente strappata, è stata trovata sul pianerottolo del quarto piano. "Un processo basato non su indizi ma su semplici sospetti - spiegano i difensori dell’imputato, detenuto in carcere in attesa della sentenza - l’intuizione non dovrebbe neanche entrare nel processo penale, ma va piuttosto applicato un metodo scientifico. La famiglia, inoltre, non viveva una situazione conflittuale, manca una causa scatenante della presunta lite".

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