Prima della Scala con Mattarella e 4 ministri: controlli, metal detector e zona rossa

Il presidente della Repubblica nel Palco reale. Diretta tv e opera nei quartieri

Le forze dell'ordine schierate per la Prima della Scala (Newpress)

Le forze dell'ordine schierate per la Prima della Scala (Newpress)

Milano, 7 dicembre 2018 - Torna la politica alla prima della Scala, che quest’anno inaugura la stagione lirica con l’Attila di Verdi, regia di Davide Livermore, sul podio Riccardo Chailly, diretta su Raiuno dalle 17,45: poca mondanità, quella di oggi sarà un’apertura molto milanese e istituzionale. Per la prima volta da quando è stato eletto presidente della Repubblica, sarà infatti presente all’apertura Sergio Mattarella. Con lui, nel palco reale - insieme al sindaco di Milano Sala e al presidente della Lombardia Fontana - siederanno anche il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli. Sono in tutto quattro i ministri che assisteranno alla prima: Bonisoli, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e quello dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio.

È il giorno della Prima. Stasera alle 18 si alzerà il sipario sull’Attila di Giuseppe Verdi, che inaugurerà come ogni anno a Sant’Ambrogio la stagione lirica della Scala. Per la prima volta, in Palco reale si siederà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura; posti d’onore pure per la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e per il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli (i colleghi Bussetti, Centinaio e Tria saranno in platea), con il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Attilio Fontana a fare gli onori di casa. Maxi spiegamento di forze dell’ordine per blindare uno degli eventi più famosi al mondo: circa 900 gli uomini in divisa tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, con zona rossa e metal detector a ogni varco; massima attenzione anche tra piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele, dove verrà allestito il tradizionale maxischermo per milanesi e turisti.

Lo spettacolo, della durata di 2 ore e 20 minuti, sarà trasmesso in diretta su Rai 1 a partire dalle 17.45 e in vari luoghi della città: «Rendere la Scala sempre più aperta e accessibile è per noi un impegno fondamentale», afferma il sovrintendente Alexander Pereira. A dirigere l’orchestra ci sarà il direttore musicale del Piermarini, Riccardo Chailly, che prosegue la sua ricognizione del repertorio italiano ripercorrendo gli anni giovanili di Verdi: Attila, che fu rappresentato per la prima volta alla Fenice il 17 marzo 1846 (e al Piermarini nove mesi dopo), segue Giovanna d’Arco, che aprì il cartellone 2015-16, e prelude a Macbeth. «La debolezza, l’incertezza, le paure e anche gli incubi sono l’elemento che più Verdi ha messo a fuoco del personaggio – argomenta il maestro –. La sua violenza e cattiveria non appaiono in quest’opera. Attila è descritto in modo introspettivo e profondamente psicologico. C’è l’uomo con tutte le sue debolezze, descritte con un colore orchestrale nuovo per allora». L’allestimento è stato affidato al regista Davide Livermore, che già nel 2017 aveva incantato il pubblico di via Filodrammatici con Tamerlano. Ora la prova del fuoco nella serata più attesa, il red carpet di Sant’Ambrogio. Tanti artisti del teatro, dai professori d’orchestra ai coristi, ne hanno apprezzato il metodo di lavoro, fondato sulla cura quasi maniacale dei dettagli e sulla comunicazione efficace dei concetti-chiave da veicolare al pubblico. «Ogni movimento ha un senso, anche il più impercettibile», spiega un veterano del palcoscenico scaligero. «Quello che vedremo – ha chiarito Livermore qualche giorno fa – sarà uno spettacolo che non vivrà di corna e pelliccia di montone», perché «il lavoro del regista è di fare da decoder tra il tempo e la contemporaneità di Verdi». Per dimostrare l’attualità del titolo, il regista (anche grazie alle scenografie di Gio Forma, ai costumi di Gianluca Falaschi e ai video di D-Wok) ha deciso di ambientare la vicenda del re degli Unni in un Novecento distopico, in un periodo indefinito a cavallo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale e in un Paese non così ben connotato (anche se a un certo punto spunterà un Tricolore a fugare eventuali dubbi).

L’obiettivo è essere «al servizio di Verdi» senza distogliere l’attenzione dal nucleo dell’opera. Anche per questo, Livermore ha deciso di evitare la caduta del ponte su cui si trovano per un faccia a faccia Attila e il generale romano Ezio: il ponte si dividerà, ma non sarà distrutto «per rispetto dei morti e della sofferenza» di chi ha vissuto il crollo del ponte di Genova. Passiamo al cast. Nei panni del condottiero ci sarà il russo Ildar Abdrazakov, di casa in via Filodrammatici sin dai tempi di Riccardo Muti: dotato di tecnica vocale e qualità sceniche, il suo repertorio è particolarmente vasto. Orabella sarà la spagnola Saioa Hernandez, alla prima Prima in carriera, mentre Fabio Sartori, punto di riferimento tra i tenori verdiani, si trasformerà per l’occasione in Foresto. Su il sipario.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro