Prima della Scala, Meyer: "Con 'Boris Godunov' nessuna propaganda a Putin"

Il sovrintendente del teatro respinge la richiesta del console ucraino di cancellare l'opera

Il Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala

Milano, 22 novembre 2022 - Il conto alla rovescia è partito: il giorno di Sant'Ambrogio, mercoledì 7 dicembre, alle 18, si inaugura la Stagione d'Opera 2022/2023 del Teatro alla Scala di Milano. In scena 'Boris Godunov' di Modest Musorgskij diretto dal maestro Riccardo Chailly con la regia di Kasper Holten. Le scenografie sono state disegnate da Es Devlin, Ida Marie Ellekilde firma i costumi e Luke Halls i video, mentre le luci sono di Jonas Bǿgh. Interpreti delle parti principali della grande opera lirica russa su colpa e solitudine del potere sono Ildar Abdrazakov nelle vesti del protagonista, lo zar di tutte le Russie, Ain Anger come Pimen, Stanislav Trofimov come Varlaam, Dmitry Golovnin come Grigorij Otrepev e Norbert Ernst come Šujskij, mentre Lilly Jørstad è Fëdor. Il Coro del Teatro alla Scala è diretto dal Maestro Alberto Malazzi. 

Meyer: "Con 'Boris' nessuna propaganda a Putin"

Facendo "Boris Godunov" all'inaugurazione della stagione della Scala "non facciamo propaganda a Putin", ha sottolineato il sovrintendente della Scala Dominique Meyer presentando lo spettacolo del 7 dicembre, che il console ucraino aveva chiesto di non fare. Secondo Meyer, basta "leggere il libretto di Boris" per capire che "non fa apologia di un regime politico ma l'opposto". La Scala, ha specificato, è stata "la prima a fare qualcosa" allo scoppio della guerra chiedendo a Valery Gergiev, il direttore d'orchestra amico d'infanzia del presidente della Repubblica russa di fare una dichiarazione in cui auspicava una soluzione pacifica. Non ha voluto o non ha potuto e l'abbiamo sostituito". Inoltre il teatro ha organizzato un concerto per l'Ucraina che ha raccolto 380 mila euro e l'Accademia ha ospitato, e ancora ospita, diverse ballerine dell'accademia di ballo di Kiev arrivate con le loro famiglie. 

"Non c'è niente che vada contro l'Ucraina", c'è invece uno spettacolo la cui preparazione è iniziata tre anni fa, un "grande capolavoro". E "lo ripeto - ha aggiunto Meyer - non sono pronto a nascondermi quando leggo Dostoevskij o Puskin".  Meyer ha anche aggiunto: "Per il momento abbiamo avuto un periodo di prove meraviglioso. Vedo un gruppo di artisti eccezionale. Vorrei già andare alla Prima e fare vedere questo spettacolo" e "vorrei soltanto che si veda così, come un grande capolavoro della storia dell'opera che sarà fatto con molto cuore e desiderio di fare bene. E che forse lancerà un messaggio più universale".

Il sovrintendente ha inoltre fatto sapere che la Scala quest'anno ha avuto 44 milioni dalle sponsorizzazioni, la cifra più alta mai raggiunta. Una sottolineatura che arriva dopo l'annuncio del Comune di Milano di una riduzione del suo contributo e le richieste dei sindacati per il rinnovo del contratto di lavoro, per cui hanno annunciato uno sciopero il 26 novembre. "Abbiamo 44 milioni di ricavi dalle sponsorizzazioni" ha spiegato aggiungendo che è anche aumentato il pubblico con un 10% in più di spettatori in media e un 10% di aumento anche di ricavi da biglietteria a serata. "E sono tornati anche i visitatori stranieri, che sono il 30%", ha concluso.

Chailly: "Un legame particolare con quest'opera"

Tra gli ormai numerosi percorsi di cui si compone la più che quarantennale esperienza scaligera del maestro Riccardo Chailly, quello che attraversa il repertorio russo ha un rilievo particolare. Dopo il precoce debutto sul podio dei Masnadieri nel 1978, chiamato da Claudio Abbado a sostituire Gianandrea Gavazzeni, nel 1979 Chailly ottiene un caldo successo personale dirigendo The Rake's Progress di Stravinskij al Lirico, cui segue nel 1981 il rompicapo critico e interpretativo rappresentato da La fiera di Soročincy di Musorgskij, risolto brillantemente. Nel 1994 è la volta dell'Angelo di fuoco di Prokofev, un successo che sono in molti a ricordare ancora. "Nel corso delle prime stagioni della mia direzione musicale - ha spiegatoil maestro Chailly - ho ritenuto necessario un impegno esclusivo sul repertorio italiano, con i percorsi dedicati a Giacomo Puccini, alla 'Trilogia giovanile di Giuseppe Verdi e alle opere che hanno avuto alla Scala la loro prima assoluta. Oggi è venuto il momento di dare spazio anche ad altre voci che fanno parte a pieno titolo della storia della Scala". 

"Il Boris Godunov di Modest Musorgskij ebbe nel nostro Teatro la sua prima rappresentazione italiana nel 1909 con la direzione di Edoardo Vitale e Fëdor Šaljapin come protagonista, e rimase nelle stagioni successive come presenza costante, in particolare grazie ad Arturo Toscanini che lo diresse per quattro Stagioni tra il 1922 e il 1927, ad Antonio Guarnieri che lo ripropose nel 1935, 1941 e 1946, e quindi, tra gli altri, ad Antonino Votto e Gianandrea Gavazzeni - ha ricordato Chailly - Nel 1979 Boris Godunov fu la seconda opera non italiana a inaugurare la Stagione il 7 dicembre dopo il Fidelio diretto dal Karl Böhm nel 1974: una scelta di apertura voluta da Claudio Abbado che ne diede un'interpretazione memorabile insieme al regista Yuri Ljubimov. Ero allora assistente di Abbado e ricordo i mesi di prove per realizzare uno spettacolo molto innovativo che fu anche oggetto di critiche ma che è poi rimasto nella storia interpretativa dell'opera oltre che in quella della Scala. Tullio Serafin scriveva che la grandezza del Boris è forse debitrice del cupo realismo con cui Verdi dipinge la vertigine del potere in Macbeth. Presentare le due opere in due Inaugurazioni consecutive assume anche questo significato". "Questo Boris Godunov, che come ogni 7 dicembre sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura - ha concluso Chailly - è per me l'imprescindibile punto di arrivo di un percorso nella musica di Musorgskij che ho iniziato da molto giovane dirigendo a Firenze e a Bologna la scena della morte del protagonista con un interprete storico come Boris Christoff insieme ai Canti e danze della morte, e che ha avuto un'importante tappa scaligera durante il Festival Musorgskij del 1981 con La fiera di Soročincy con la regia di Sylvano Bussotti".

La versione primigenia del 1869

Titolo ricorrente delle stagioni scaligere fin dalla prima italiana del 1909 voluta da Arturo Toscanini (ma diretta da Edoardo Vitale), diretto tra gli altri dallo stesso Toscanini ma anche da Guarnieri, Votto, Gavazzeni e Gergiev, Boris Godunov apre la Stagione scaligera per la seconda volta dopo la memorabile edizione diretta da Claudio Abbado nel 1979 con la regia di Juri Ljubimov. La versione scelta è quella primigenia del 1869, che sgomentò i contemporanei per i tratti innovativi e realistici   tanto dal punto di vista drammaturgico quanto da quello musicale e si concentra sul tema della colpa individuale e sulle sue inevitabili conseguenze. Una vicenda cupa e attuale che riecheggia l'argomento del Macbeth verdiano con cui il Teatro alla Scala ha inaugurato la Stagione 2021/2022.

La trama di 'Boris Godunov'

Siamo nel 1598: morto lo zar Fëdor, guardie e sacerdoti esortano il popolo a pregare perché il boiardo Boris Godunov accetti di ascendere al trono. Infine l'incoronazione ha luogo nella piazza delle cattedrali del Cremlino in un'imponente cerimonia turbata però da alcuni disordini.  In una cella del monastero di Čudov l'anziano monaco Pimen sta per terminare la sua cronaca delle vicende della Russia. La cronaca riporterà la verità sull'assassinio dello zarevič Dimitri, legittimo erede al trono, perpetrato su ordine di Boris. Pimen narra il delitto al novizio Grigorij, che avendo la stessa età dello zarevič risolve di farsi passare per lui guidare una rivolta contro Boris per impossessarsi del trono. Grigorij ripara in Polonia evitando l'arresto attraversando la frontiera con la Lituania Le ultime scene narrano fatti accaduti nel 1604: i figli di Boris, Xenia e Fëdor sono cresciuti; lo zar governa ormai un paese stremato dalla carestia in cui il malcontento serpeggia tra il popolo e si moltiplicano le voci sul regicidio commesso, mentre alle frontiere premono le forze ribelli guidate da Grigorij. Perseguitato dal fantasma dello zarevič, Boris Godunov perde il senno e muore dopo un'ultima esortazione al figlio Fëdor.

Prima della Scala Diffusa

Dal 1° all'11 dicembre il Comune di Milano insieme a Edison porterà in tutta la città l'opera 'Boris Godunov'. Prima Diffusa edizione 2022 accompagna la settimana che precede la Prima della Scala con oltre 60 appuntamenti tra guide all'ascolto, concerti, performance, mostre e rassegne, conferenze e incontri gratuiti, coinvolgendo teatri, istituzioni, luoghi della cultura, spazi cittadini e sedi non convenzionali. IL PROGRAMMA COMPLETO

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