GIULIA BONEZZI
Cronaca

Fondazione Veronesi: "Aumentare il prezzo delle sigarette"

Rilanciata la campagna per una tassa di scopo in occasione della Giornata senza tabacco

Un corteo degli studenti contro l'inquinamento

Milano, 30 maggio 2019 - Consapevoli di avere una dipendenza (il 68,8%), meno di quanto costi: uno su tre si fuma più di cento euro al mese, 1.200 all’anno, un altro quarto viaggia sopra i 700 eppure quasi il 50% pensava di spendere meno e uno su cinque molto meno di così. Questo identikit del fumatore esce da un’indagine di 1.500 interviste a persone tra i 15 e i 65 anni commissionata ad Astraricerche dalla Fondazione Umberto Veronesi, in occasione della Giornata senza tabacco che si celebra domani in tutto il mondo.

Dove la prospettiva di otto milioni di morti stimati dall’Oms per ogni anno da qui al 2030 (l’80% nei Paesi a basso e medio reddito) non è sufficiente a invertire un trend: il 38,7% del campione di Astra ammette di fumare da 3 sigarette al giorno in su, se ci sono minorenni in casa addirittura si sale al 45%, e si sale con la classe socioeconomica dichiarata (dal 34% di chi si ritiene «sotto» la media al 45%). E il 31,8% ha aumentato le sigarette rispetto a tre anni fa, solo il 19,9% le ha diminuite. I dati dell’Istituto superiore di sanità raccontano un raddoppio dei giovanissimi abituali negli ultimi trent’anni (fuma il 37% dei 15-16enni). La Lilt punta proprio ai 2,4 milioni di fumatori tra i 18 e i 29 anni che rendono l’Italia maglia nera in Europa, e ha commissionato alla Doxa un’indagine per misurare l’impressione traibile da mesi di cortei: il 92%, e anche l’89% di quelli che fumano, è altamente sensibile alle problematiche ambientali; il 94% sa che i mozziconi sono tra i rifiuti più dannosi per il pianeta. Così, accanto alle visite gratuite per la valutazione del rischio e la consulenza sulla disassuefazione, la Lega italiano per la lotta contro i tumori ha lanciato un concorso («Agenti 00sigarette»), raccolte di cicche e la campagna «Un lenzuolo contro il fumo» nelle scuole. All’Humanitas, invece, useranno l’acqua, proponendo negli ospedali del gruppo di gettare la sigaretta in cambio di una bottiglia. La Fondazione Veronesi mira il bersaglio grosso: rilanciare la proposta di un aumento, via accise, del prezzo del tabacco.

È questo il focus dell’indagine di Astra, che valuta tre ipotesi: con un rincaro del 20% il 5,1% dei fumatori smetterebbe e un altro 18% ridurrebbe molto; con un più 50% le percentuali (dichiarate) salirebbero al 20,4 e al 38,5%; col raddoppio il 45,9% direbbe basta e uno su tre (32,4%) scenderebbe. Anche se già nell’ipotesi 20%, il 70,9% passerebbe alle sigarette elettroniche – che, sottolinea Roberto Boffi, responsabile del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori, come i nuovi «prodotti a tabacco riscaldato» «sono stati introdotti da chi guadagna in questo mercato per aggirare i divieti ma al momento non c’è evidenza scientifica che siano meno dannosi per la salute» – e il 20,5% a vie non ufficiali come il contrabbando. «È importante che non vi siano differenze di prezzo tra diversi tipi di tabacco» come i trinciati coi quali il 24% dei fumatori 15-24 enni e il 30% dei 25-34 enni si rollano sigarette, sottolinea Silvano Gallus dell’Istituto Mario Negri. E stima che «un incremento dell’accisa di un euro in un anno farebbe vendere 360 milioni di pacchetti in meno». Pari a oltre 7 miliardi di sigarette, su 72 consumati ogni anno in Italia. E «a 2,2 miliardi di euro in più per le casse dello Stato». Che «è importante – rimarca l’economista della Bocconi Giovanni Fattore – siano investiti in politiche attive per la salute, rivolte soprattutto per le fasce economicamente svantaggiate».

Una tassa di scopo, ad esempio per potenziare i centri antifumo «che in Italia sono meno di 400 e quasi tutti al Nord – sottolinea Licia Siracusano, responsabile di quello dell’Humanitas –. Chi arriva quasi sempre pensa che lo faremo smettere di colpo con la terapia, quando si tratta di aiutarlo in un percorso di uscita da una vera dipendenza». E basterebbe meno d’un quinto del tesoretto per finanziare una prevenzione secondaria su fumatori ed ex, spiega Giulia Veronesi, responsabile della Chirurgia robotica toracica dell’Humanitas, che ha a messo a punto Smac, uno screening per la diagnosi precoce di tumori e malattie cardiovascolari fumo–correlati.