EMPIO
Cronaca

Ponti sui Navigli Una metafora di comunicazione

Empio

Malara*

La datità dei fossati, separatori della città dalla campagna o del territorio appartenente allo stesso Stato, nel milanese, risale al XII secolo. Tanti uomini hanno lavorato sodo per costruire fossati inizialmente per difendersi, diventati poi, con l’immissione di abbondante acqua corrente, ciò che i Navigli effettivamente sono, corsi d’acqua artificiali. La loro esistenza è testimoniata dai ponti costruiti dialetticamente per "riparare" al precedente legame e riconnettere territori artificialmente disgiunti dalle grandi opere idrauliche. Pertanto i ponti dei Navigli nascono dal bisogno di ricomporre il vuoto di relazioni che lo scavo ha inizialmente determinato, di fatto sono metafora della comunicazione. Quanti ponti vi sono sui Navigli? Lungo i 140 km del sistema dei Navigli alla fine del secolo scorso, secondo il censimento svolto a cura dell’Associazione Amici dei Navigli, vi erano 186 attraversamenti. Ponti e passerelle realizzati originariamente in legno, e a partire dal Quattrocento in pietra, poi in mattoni e più di recente in ferro e in cemento armato anche sotto forma di viadotti. Un patrimonio di opere d’arte straordinario in crescita nella città metropolitana contemporaneamente al crescere dell’urbanizzazione. Recentemente Guido Rosti ha rintracciato tutti gli attraversamenti esistenti lungo la cerchia dei Navigli prima dello scempio della loro demolizione. Lungo i 3 Km della cerchia vi erano allora, per garantire una frequenza di comunicazione, ben 18 ponti tra la città propriamente detta, interna alla cerchia, e la città in espansione entro i bastioni dove, in fondo alla via S.Marco vi è il ponte in pietra più antico del sistema dei Navigli. Se i milanesi di oggi vogliono considerare il turismo un settore d’avanguardia dovrebbero riflettere su come valorizzare un patrimonio ricco di opere d’arte, metafora della comunicazione.

*Architetto