PAOLO GALLIANI
Cronaca

Ponte Seveso, l’approdo dei globetrotter al posto del centro commerciale

Le strade da scoprire

Una panoramica di via Ponte Seveso

Milano, 3 marzo 2019 - Per appartenere a un luogo bisogna conoscerlo con i propri piedi. Ma anche avere riferimenti precisi. E quindi è curioso che in questa strada, delimitata agli estremi dalle vie Tonale e Lunigiana, manchino dei numeri civici. Peggio, mancano i primissimi. E così si scopre che via Ponte Seveso debutta con il 17 sul lato dispari e con il 18 su quello pari. Il resto? Non c’è. O se c’era, è stato inghiottito dalla vicina via Filzi che affianca la Centrale. Stranezza? Nemmeno l’unica. C’è ad esempio chi giura e spergiura: il locale all’angolo un tempo gestito da Giorgio Re, presidente dei tabaccai meneghini, era segnata come «rivendita n.1» di tutta Milano. E alla ricerca di tratti di nobiltà, impossibile non apprezzare il palazzo dalla facciata liberty del civico 31, testimone – lui sì – di quello che un tempo era e non è più, questa strada che in città molti consideravano un «centro commerciale a cielo aperto», per via dei tanti negozi abbigliamento, calzature, casalinghi e quant’altro. Non che il tempo abbia lasciato rovine. Tutt’altro: quattro botteghe storiche in un’arteria di 3-400 metri non è roba da tutti. Le stesse case non sono male, con il valore degli immobili che da qualche anno cresce costantemente.

Per la verità, dopo il tramonto, l’arteria diventa un po’ dark, anche per l’illuminazione che non sembra proprio fantastica. Ma via, se la sicurezza è un indicatore del benessere collettivo, qui si va a nozze: a 50 metri c’è il comando della Guardia di Finanza e a 100 quelli di Polizia e Carabinieri. Come dire: Ponte Seveso non è proprio una Fort Alamo, anche se, certo, non è più quella di un tempo. Ma a Milano chi lo è? E a ben guardare, non c’ha nemmeno perso nel cambio d’epoca, se non fosse per l’assenza del verde, come del resto ha sempre cantato il grande Celentano che è di queste parti, della mitica e vicinissima via Gluck, quella «dove c’era l’erba» e dove ora «c’è una città».

C’è di meglio a Milano? Sicuro! Ma nella classifica delle strade emergenti, comunque c’è eccome via Ponte Seveso, strada che aveva avuto un sussulto di energia e visibilità durante Expo 2015, quando qui e là erano sorti piccoli B&B come funghi, sfruttando la prossimità con la Stazione Centrale. La scena si ripete più volte al giorno: turisti che trascinano il loro trolley sapendo precisamente dove andare. E la metafora ha un numero e un indirizzo precisi. Anche un nome: Keesy, start up nata a Firenze che a Milano ha realizzato proprio qui, in via Ponte Seveso, il proprio hub logistico per il servizio di check-in automatico. Il turista che ha prenotato una stanza, un bed&breakfast o una sistemazione extra-alberghiera, arriva qui, supera la porticina d’ingresso del palazzo grazie ad un codice ricevuto via sms, apre la cassetta dove si trova la chiave della location che ha prenotato on line, quindi raggiunge la destinazione finale del suo soggiorno in città senza avere bisogno d’incontrare il padrone di casa, all’insegna del mantra «Proprietari felici, ospiti soddisfatti».

Geniale. Il cruccio non manca: non transitano più i tram 1 e 2 che portavano in centro e, in senso contrario, portavano clienti e visitatori. Ma la compensazione si chiama «10». E sono gli stessi globetrotter stranieri a confermarlo, spiaccicando due parole in italiano e cento in inglese, perché sanno che «il 10» – così sta scritto sulle maggiori guide turistiche internazionali – li porterà nei quartieri più belli di Milano, una sorta di «circonvallazione della bellezza». Giancarlo Valsecchi, che di Ponte Seveso è il presidente dei commercianti ma anche una bandiera, sorride: «Un vero tram dei desideri».