Covid in Lombardia, l’esplosione delle polmoniti (ma da febbraio)

Quelle virali aumentate di oltre il mille per cento, e del 45mila per cento a marzo. "A dicembre e gennaio nessuna anomalia rilevabile"

Coronavirus

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Milano, 8 luglio 2020 - Il “boom di polmoniti anomale” nei due mesi che hanno preceduto la scoperta del Covid a Codogno, presente nei racconti più o meno pubblici di medici di base e ospedalieri, non trova riscontro nei dati sui ricoveri per polmonite virale, batterica, broncopolmonite e polmonite non specificata, influenza con polmonite; né, a prescindere dall’ospedalizzazione, nei numeri sugli esami ambulatoriali specifici (rx toracica e tac toracica) in possesso della Regione Lombardia. Che ha «proceduto a verificare l’ipotesi che fosse possibile intercettare precocemente anomalie" nei macrodati clinici utili a “stanare” il coronavirus prima del 20 febbraio. Ma i flussi di ospedali e ambulatori non hanno prodotto "evidenze di una rilevabile presenza precoce" del virus prima del 20 febbraio, né nella Bergamasca né in tutta la Lombardia. Così ha risposto ieri l’assessore al Welfare Giulio Gallera in consiglio regionale, a un’interrogazione di Nicolò Carretta (Azione), che aveva ottenuto dall’Ats di Bergamo e dall’Asst Bergamo Est e diffuso il dato di 110 ricoveri per polmonite "da agente non specificato" all’ospedale di Alzano Lombardo tra novembre 2019 e gennaio 2020 (18 a novembre, 40 a dicembre e 52 a gennaio).

«Il consigliere Carretta ha fatto una somma rispetto a dati che ho voluto dare in maniera molto articolata, ma se avesse specificato che nelle stesso periodo dell’anno precedente ce n’erano state 114 (di broncopolmoniti, ndr ), questa sarebbe stata la correttezza complessiva del dato. I dati vanno comunicati nella loro interezza e non in una parzialita", ha ribattuto in aula Gallera, illustrando tabelle che mettono a confronto le schede di dimissione ospedaliera (che tracciano i ricoveri per polmonite), le tac e le radiografie del torace con quelle degli anni precedenti. E fotografano lo tsunami di polmoniti che ha investito gli ospedali lombardi a partire dallo scorso mese di febbraio. Col picco nei due mesi successivi, quando nella Bergamasca i ricoveri per polmonite virale o "non specificata" (che aumentano fisiologicamente in inverno) sono più che decuplicati da una media di 320 mensili a 3.954 a marzo e 3.154 ad aprile (ed è un dato "sottostimato a causa del flusso non ancora stabilizzato"). Ma a dicembre 2019, in Lombardia, i ricoveri per qualunque tipo di polmonite sono stati 4.754, meno dei 4.903 contati a dicembre 2018; e a gennaio 2020 ce ne sono stati 5.459, un migliaio meno dei 6.435 del gennaio precedente. A febbraio erano già 6.768, rispetto ai 6.200 dell’anno prima, ma è a marzo che i lombardi in ospedale con la polmonite schizzano a 32.710, sei volte e mezzo i 5.014 del 2019.

L’esplosione più impressionante riguarda le polmoniti virali, codificate col numero 480, che aumentano del 50% a gennaio rispetto al 2019 (quando risultavano in calo del 3% sull’anno prima, mentre nel 2018 erano in crescita del 56% e nel 2017 del 95%, sempre sullo stesso mese dell’anno prima), ma a febbraio 2020 schizzano in su del 1.177 per cento, e non è ancora niente rispetto a marzo, quando l’aumento (rispetto a marzo 2019) è del 45.742 per cento; ad aprile, del 41.093 per cento e a maggio del 5.915 per cento, sempre rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso. Quanto alle Tac del torace, a dicembre 2019 gli ambulatori lombardi ne hanno fatte 20.014, il 14% in più rispetto a dicembre 2018. A gennaio e febbraio 2020 sono state rispettivamente 23.894 e 22.524, più 2% e più 1% dall’anno prima, quando invece erano aumentate del 6% rispetto al 2018. Le Rx del torace a dicembre 2019 sono aumentate del 5% rispetto al 2018, a gennaio e febbraio 2020 sono diminuite, del 5 e del 9%, rispetto all’anno precedente.  

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