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Polfer, il giudice: "Agenti come pusher, sceglievano le vittime più vulnerabili"

Peculato, droga e perfino sequestro di persona: le motivazioni della condanna dei funzionari di Lambrate di Marinella Rossi

Spaccio (foto repertorio)

Milano, 18 luglio 2014 - Poliziotti, ma parlano come pusher. Poteri pieni e impunità, più mariuoli che Serpico, interpretano il ruolo di predatori: e per via della buona fama di "lavoratori indefessi" sfuggono al controllo dei loro superiori, "il cui potere gerarchico è apparso inefficiente". Di nulla, alla Polfer di Lambrate, ci si è mai accorti? Né delle operazioni antidroga, in cui la droga spariva. Né dei blitz illegali nella case di sospetti pusher, ben lontani dall’area di pertinenza della stazione. Per non dire di oggetti, tv, ipad, telefonini, soldi: intascati, e mai verbalizzati. E delle armi, inguattate. Loro, i tre della Polfer di Lambrate, la droga la chiamano "pesce", "con un comportamento che poco si confà alla loro qualità di pubblici ufficiali". E "fa specie leggere un colloquio (si intende un’intercettazione su “una microspia come un’unghia incarnita”, ndr), tipico di chi delinque in stupefacente, quando lo si sa riferito a due rappresentanti della Polizia di stato".

In 127 pagine di motivazione il giudice dell’udienza preliminare Gennaro Mastrangelo parla di Clodomiro Poletti ed Ezio Orsini, agenti di livello della Polfer di Lambrate che il 4 luglio sono stati condannati a 12 anni, 8 mesi e 22 giorni e a 11 anni, 5 mesi e 10 giorni, e di Gianluca D’Acunto (6 anni e 3 mesi), a fronte di richieste più lievi persino da parte dell’accusa, il pm Paolo Filippini (11, 10 e 7 anni). Ecco, la squadretta di Lambrate che, per dirla con un facile giro di parole, rubava ai poveretti, purché extracomunitari, privi di difesa e di credibilità anche in un’aula delle direttissime, finché un coraggioso avvocato donna, Debora Piazza, li ha incastrati. Di loro il giudice — pur concedendo attenuanti generiche, dovute a un lavoro "indefesso" e anche a "risultati complessivamente lusinghieri" - segnala "la pervasività dei delitti, la strumentalizzazione delle risorse pubbliche per fini privati e illeciti, la scelta, preordinata, di vittime più vulnerabili, per le loro condizioni socioeconomiche, linguistiche e culturali», ma anche l’aver «tratto in inganno i colleghi cui venivano fatti firmare atti per ulteriormente mascherare la propria condotta illecita".

Associazione per delinquere, peculato, traffico di droga, fino al sequestro di persona (un arrestato tenuto illegalmente in camera di sicurezza) tra giugno 2012 e novembre 2013. "La costituzione del sodalizio, avvenuta nel particolare contesto di un posto di Polfer, ha permesso agli associati di rappresentarsi, per grandi linee, i reati che avrebbero commesso... nell’ambito e grazie ai loro poteri e funzioni, consapevoli, tutti e tre, della presenza di informatori, della percentuale da riconoscere loro, della illegittimità delle procedure di distruzione degli stupefacenti, della modalità di redazione degli atti d’ufficio, il tutto in un contesto operativo sul quale il potere gerarchico dei superiori è apparso inefficace". Tra reati e smanie da Serpico: "Io ho un informatore che farebbe invidia alla Mobile e allo Sco" diceva Poletti al suo superiore Crea. E Crea: "Gli dissi che di queste cose noi non ce ne dovevamo occupare e che le doveva passare ai competenti settori della Polizia di Stato e poi non ne seppi più nulla".

Ma "appare oltremodo chiaro che la ricerca dello stupefacente non fosse finalizzata a sottrarlo al mercato criminale per un, sebbene malinteso, orgoglio di appartenenza alla Polizia di Stato o per una volontà di non veder demansionata o comunque sottoutilizzata la propria professionalità". Dalle intercettazioni, "anzi si rinviene la soddisfazione per l’attività effettuata nell’interesse del singolo". E "ritornare sul luogo di un precedente intervento alla ricerca di altro denaro e sempre in violazione delle regole procedurali e degli ordini superiori, tutto sembra, tranne l’agire di chi voglia sacrificarsi oltremodo per la divisa che indossa". Ma più eloquenti sono loro, i polfer, che fanno inventario in una casa da loro "aperta". Poletti: "Ottimo 52 pollici se tu non lo vuoi, Ezio... Samsung, Sony lo lasciamo lì, è una merda".

marinella.rossi@ilgiorno.net