"Pnrr, intesa contro illegalità e contratti pirata"

Il segretario lombardo Cisl, Ugo Duci: soldi nella tasche dei lavoratori e non dei soliti noti, noi vigileremo. Protocollo con la Regione

di Andrea Gianni

"I fondi del Pnrr non devono finire nelle tasche dei soliti noti, ma in quelle dei lavoratori lombardi: per questo i sindacati devono essere protagonisti del piano, anche con funzione di controllo e monitoraggio". Ugo Duci, appena riconfermato segretario generale della Cisl Lombardia, ha incontrato il presidente della Regione Attilio Fontana, assieme ai segretari regionali di Cgil e Uil, Alessandro Pagano e Danilo Margaritella. Al centro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che porterà una pioggia di denaro - oltre tre miliardi di euro - su Milano e la Lombardia. "Fontana ha condiviso le nostre proposte – spiega Duci – e si è detto disponibile a lavorare su un protocollo quadro".

Dietro l’arrivo di fondi si celano sempre rischi, come si potrebbe costruire un argine?

"Nel protocollo bisogna stabilire azioni concrete su tre grandi temi: salute e sicurezza sul lavoro, perché l’apertura di cantieri non porti anche a un aumento degli infortuni; legalità, per evitare che le organizzazioni criminali mettano le mani sui fondi; contrasto ai contratti “pirata“, nella catena di appalti e subappalti. In sintesi, il Pnrr deve portare occupazione di qualità, non peggiorare le condizioni".

Un piano scritto durante la pandemia, senza considerare le scosse provocate dalla guerra in Ucraina e dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia.

"Durante l’incontro con Fontana abbiamo condiviso l’idea che il Pnrr andrebbe rivisitato calandolo nella realtà attuale. Senza stravolgerlo, si potrebbe dedicare una parte delle risorse per far fronte all’aumento del costo dell’energia per famiglie e imprese. Si tratterebbe di un’operazione di buon senso, perché ora la priorità è diventata la crisi energetica".

Il mondo del lavoro è al bivio fra pandemia, ripresa e crisi. Come legge questa fase?

"Le ferite della pandemia, che ha messo in ginocchio interi settori, sono ancora aperte. Stiamo vivendo una difficile ripartenza e l’occupazione non è ancora tornata ai livelli pre-Covid. Confidiamo, per questo, in un utilizzo lungimirante delle risorse del Pnrr e dei fondi europei strutturali, con l’obiettivo di rilanciare un’occupazione di qualità".

Intanto gli infortuni sul lavoro continuano a crescere. Che cosa si potrebbe fare, nel concreto, per fermare le stragi?

"Mancano controlli e controllori, questo perché anni di blocco delle assunzioni e del turnover hanno tagliato drasticamente gli organici. In Lombardia abbiamo un numero di addetti ai controlli che non sarebbe sufficiente neanche per il Molise. Poi serve formazione nelle scuole e sui luoghi di lavoro, un cambiamento cultura. Bisogna muovere i primi passi di un percorso strutturato, che darà i suoi frutti nei prossimi anni".

Il tema del salario minimo sta dividendo politica e sindacati. Qual è la sua posizione?

"Penso che debbano essere i lavoratori a dover decidere quello che è giusto per loro. Il rischio è un appiattimento al ribasso degli stipendi, riducendo i margini di contrattazione. Vorrei concludere con un appello, in questa fase storica che stiamo vivendo: il sindacato fa il tifo per la pace, fermate la guerra".

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