Più fondi per i minori disabili assistiti a domicilio

La Regione aumenta tariffe e budget per permettere al terzo settore di sopperire alla mancanza di infermieri retribuendoli meglio

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di Giambattista Anastasio

Nei mesi scorsi abbiamo riportato su queste pagine la storia di Tina Perna, una mamma milanese costretta ad andare a scuola con sua figlia per stare con lei, darle da bere, farle fare merenda, accudirla perché la sua Eleonora, 12 anni, ha avuto una paralisi cerebrale infantile, non è autonoma e ad un certo punto non ha più potuto contare su un’infermiera che la seguisse, in classe come a casa. L’ente che seguiva Tina ed Eleonora non ne ha più trovate di disponibili a prestare quel servizio, a lavorare nell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).

Prima ancora avevamo raccolto la denuncia dell’organizzazione di volontariato “Nessuno è Escluso“, che riunisce e rappresenta alcune famiglie lombarde con figli disabili, una denuncia poi ripresa e dettagliata da Maurizio Marzegalli, vicepresidente della Fondazione Maddalena Grassi, una delle poche realtà che si occupa di assistere a domicilio bambini e adolescenti con disabilità gravi e gravissime. Dall’una e dall’altra parte si è segnalato il medesimo problema: la pandemia ha fatto aumentare il bisogno di infermieri nei reparti e tra le corsie degli ospedali pubblici e privati o nei centri vaccinali, provocando così una significativa diminuizione degli infermieri disposti ad occuparsi di curare minori disabili a domicilio, un servizio meno retribuito e spesso più impegnativo rispetto al lavoro in ospedale o negli hub vaccinali. Da qui la richiesta alla Regione Lombardia: aumentare i fondi a disposizione dell’ADI in modo da rendere più competitivi le realtà che se ne occupano. Una richiesta approvata il 15 giugno dal Consiglio regionale, attraverso una mozione che aveva come primo firmatario Carlo Borghetti (Pd) ma che era stata sottoscritta indistintamente da capigruppo e consiglieri di maggioranza ed opposizione. Una mozione che chiedeva – di nuovo – di aumentare i fondi per l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), in particolare per l’assistenza ai minori.

E ieri quei fondi aggiuntivi sono stati stanziati: la Giunta regionale ha infatti inserito anche l’ADI tra i servizi sociosanitari ai quali la stessa Regione Lombardia riconoscerà tariffe più alte e un incremento di budget già a partire dall’anno in corso, già a partire dal primo gennaio del 2021. Una prima risposta concreta, sebbene non esaustiva.

Nel dettaglio, la delibera prevede un aumento delle tariffe pari al 3,7%. Un aumento deciso, come si legge nella delibera, proprio una volta considerata "la situazione di forte criticità nel reperimento di personale nell’ambito della rete sociosanitaria territoriale (...) quale effetto dei processi riorganizzativi del sistema sanitario regionale e nazionale per la gestione della pandemia (...), criticità confermate dalle analisi dei processi di mobilità tra il 2020 e il 2021 tra i vari comparti del sistema sanitario regionale effettuate dalla Direzione Generale Welfare sui flussi informativi che rilevano il personale impiegato nel settore pubblico e privato e che impattano sul costo orario che le strutture stanno e dovranno sostenere per il reperimento del personale necessario". "Il rafforzamento della “quota sanitaria” – si spiega – può quindi concorrere a consentire una migliore capacità di remunerazione del fattore lavoro, evitando che si produca un divario rispetto ad altre filiere produttive che, per le relative caratteristiche contrattuali, potrebbero rivelarsi più attrattive rispetto all’ambito sociosanitario e, allo stesso tempo, limitare il ricorso all’aumento delle compartecipazioni a carico dell’utenza". "La Regione riconosce per la prima volta la specificità dell’Adi minori e questo è un passo avanti di non poco conto – commenta Marzegalli –. L’aumento delle tariffe è un altro bel segnale ma, a scanso di equivoci, non è un aumento sufficiente a rendere l’ADI competitiva in questo particolare periodo storico. E bisognerebbe rivedere i criteri di calcolo delle tariffe, perché le prestazioni non sono tutte uguali per difficoltà e impiego di tempo. Ma è sicuramente un buon inizio".

Oltre all’ADI beneficeranno dell’aumento delle tariffe i Consultori Famigliari, le Comunità per le Dipendenze, Sert e Smi, le cure palliative, i servizi residenziali e semiresidenziali per gli anzini (RSA) e per i disabili (RSD, CDD, SRM), i servizi residenziali e semiresidenziali per la salute mentale e infine i RIA ambultariali diurni e domiciliari. L’aumento del budget per l’ADI ("con particolare riferimento ai minori", si legge nella nota dell’assessorato regionale al Welfare) è di 5 milioni di euro, che si aggiungono ai 95 i precedentemente stanziati. Nel complesso le risorse aggiuntive stanziate per il socio-sanitario ammonta a 76 milioni di euro. "Un provvedimento corposo – spiega Letizia Moratti, vicepresidente con delega al Welfare –. Con le risorse messe a disposizione si avvierà un percorso con le associazioni delle strutture socio-sanitarie per mantenere inalterati i costi a carico delle famiglie".

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