
RILIEVI La polizia locale sul luogo dove Orazio Cataldo, 46 anni, era stato investito dal furgone guidato dal quarantenne cingalese
Milano, 27 agosto 2018 - Si era addossato la colpa. Ma non era lui al volante del Renault Kangoo che lo scorso 28 aprile ha investito e ucciso un uomo di 46 anni in via Cesare Da Sesto 21, vicino piazza Sant’Agostino, durante una manovra in retromarcia. Originario del Bangladesh, proprietario di un ristorante della stessa via e di un altro in via Marco d’Oggiono, quel giorno aveva detto agli agenti di polizia locale: «Sono stato io». Invece alla guida del mezzo c’era M. H. S. U., quarantenne dello Sri Lanka, incensurato, che nei giorni scorsi è stato denunciato dai ghisa per omicidio stradale. Ci sono voluti quattro mesi al Nucleo centrale di polizia giudiziaria della polizia locale, coordinato dal comandante Marco Ciacci, per arrivare a lui. A incastrarlo è stato un particolare: la sagoma ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della zona. Chi si allontana dopo l’incidente, infatti, ha i capelli neri lunghi fin sotto le spalle, raccolti in una coda, e una corporatura esile, mentre l’uomo che si è auto denunciato è più robusto e con capelli radi. I ghisa hanno quindi indagato a partire da quell’immagine, raccogliendo testimonianze di chi aveva assistito all’incidente, ascoltando negozianti e residenti della zona per ricostruire abitudini e movimenti del vero responsabile, esaminando diversi profili Facebook (dove peraltro è iscritto con un nome fasullo) e pure i tabulati del telefono fornito dal proprietario dei ristoranti. Così sono arrivati a identificare il quarantenne dello Sri Lanka e a denunciarlo per omicidio stradale. In base a quanto ricostruito, l’uomo frequentava i locali del bengalese.
Ma perché quest’ultimo ha voluto coprirlo addossandosi la responsabilità? Ci sono al vaglio diverse ipotesi. Tra queste: che tra i due ci fosse un rapporto di lavoro non regolare e che il bengalese volesse in un certo senso proteggere l’altro per proteggere se stesso, sperando di evitare approfondimenti sulla presenza del furgone e sul perché il quarantenne fosse a pochi metri dal ristorante. Alla fine, però, i suoi accorgimenti per sviare i ghisa gli si sono rivoltati contro: dovrà rispondere del reato di favoreggiamento. In più è stato denunciato perché nelle sue attività di ristorazione lavoravano in nero numerosi cittadini extracomunitari senza permesso di soggiorno. La disgrazia risale allo scorso 28 aprile. È un sabato, giorno di mercato nel quartiere, e la strada è affollata. Il furgoncino ingrana la retromarcia, non è chiaro se per immettersi sulla carreggiata o per parcheggiare. L’uomo alla guida non si accorge che alle sue spalle c’è un pedone che sta attraversando: Orazio Cataldo, 46 anni, che vive nella zona. Lo prende in pieno e lo butta sull’asfalto per poi trascinarlo di qualche metro. Attorno, intanto, si raduna una piccola folla e scatta subito la richiesta di aiuto. L’uomo investito è incastrato sotto il veicolo ed è necessario l’intervento dei vigili del fuoco per liberarlo. Poi la corsa disperata in ambulanza, verso il Policlinico. Il quarantaseienne è in condizioni critiche, non è cosciente, riporta traumi alla testa e al volto e ferite agli arti. Muore poco dopo.