Covid, entro sei mesi la perizia sui morti al Pio Albergo Trivulzio di Milano

I familiari delle vittime chiedono di estendere le indagini fino a tutto il 2020. La testimonianza di una figlia: “Dalla Rsa non ci dicevano nulla”

L'ingresso del Pio Albergo Trivulzio di Milano durante il Covid

L'ingresso del Pio Albergo Trivulzio di Milano durante il Covid

Milano - I risultati della perizia sulle morti avvenute al Pio Albergo Trivulzio nella prima ondata Covid saranno depositati entro 180 giorni, mentre l’inizio della preparazione peritale è stato fissato per il prossimo 3 aprile. È quanto è stato deciso nell’udienza di oggi davanti al gip di Milano Marta Pollicino, udienza nella quale sono stati nominati anche i periti del giudice, così come i consulenti della parte offesa e della difesa.

Tra questi, figurano i nomi del virologo Fabrizio Pregliasco, dell’infettivologo Massimo Galli e del geriatra Marco Trabucchi. Sono stati poi formulati i quesiti per i nuovi accertamenti richiesti dal gip Alessandra Cecchelli (poi passato a un altro ruolo), dopo che lo scorso giugno ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dai pm nei confronti del dg del Pat Giuseppe Calicchio. La prossima udienza è stata fissata per il 18 dicembre del 2023.

Intanto le famiglie delle vittime chiedono di estendere le indagini sulle morti e sui contagi Covid al Pio Albergo Trivulzio fino al dicembre 2020. È quanto stabilito dal gip Marta Pollicino nell’udienza di oggi, accogliendo la richiesta avanzata dal legale dell’associazione Felicita che rappresenta i familiari delle vittime. Non si indagherà più, quindi, sul periodo che va dal febbraio del 2020 al giugno dello stesso anno, ma fino al 31 dicembre.

«Come difesa dei familiari delle vittime siamo soddisfatti - ha detto l’avvocato Luigi Santangelo al termine dell’udienza - perché il quesito abbraccerà tutto il 2020, quindi un periodo piuttosto ampio e riguarderà tutti i casi di infezioni: sia i decessi sia i contagi che poi non sono arrivati a decesso». «Nell‘ultima videochiamata con mia mamma - racconta la figlia di una degente - l‘ho vista allettata, aveva lo sguardo perso e la bocca storta. Ho chiesto cosa avesse: nessuno mi ha detto che era Covid».

Era il marzo del 2020 l‘ultima volta che Angela, questo il suo nome, è stata messa in contatto con la madre, ospite del Pio Albergo Trivulzio durante la prima ondata Covid e lo ha ricordato oggi, fuori dall‘aula bunker di piazza Filangieri a Milano dove si teneva l‘udienza per il conferimento degli incarichi per la perizia che dovrà fare chiarezza sulle morti nella Rsa. «Mio suocero è stato ricoverato il 20 marzo per una riabilitazione ed è deceduto il 20 aprile», ha raccontato un‘altra familiare.

«Abbiamo capito che qualcosa non andava quando lui non era mai raggiungibile al telefono. Poi è stato immobilizzato a letto senza nostra autorizzazione. Era una persona indipendente, ma siamo venuti a conoscenza che si lamentava delle cinghie troppo strette. Nell‘ultima chiamata lo abbiamo visto con l‘ossigeno, ma ci hanno detto che aveva solo qualche lineetta di febbre».

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