Morti al Pio Albergo Trivulzio: 400 casi al vaglio dei periti

Analisi complessa quella dei consulenti medici e amministrativi, solo dopo l’estate i primi esiti

Alcuni parenti degli anziani al Pio Albergo Trivulzio

Alcuni parenti degli anziani al Pio Albergo Trivulzio

Milano, 5 luglio 2020 - Sono ricominciate le visite, da giugno i parenti degli ospiti del Pio Albergo Trivulzio, la storica "Baggina" sono tornati all’interno della struttura diventata il simbolo della "strage dei nonni" nel periodo nero del contagio da Covid. I parenti delle vittime, invece, hanno presentato un esposto collettivo per avere giustizia.

Sono stati più di quattrocento i morti in quasi quattro mesi solo all’interno del Pat. Se, quindi, una pseudonormalità è tornata all’interno della struttura, con l’apertura dei cancelli e la possibilità per tutti di riprendere il contatto con gli opsiti, l’inchiesta, che si preannuncia lunga, punta a far luce sulle responsabilità di chi doveva gestire l’emeregenza. Sono più di quattrocento le cartelle cliniche sequestrate dalla Guardia di finanza e dai Nas sulle quali il pool di periti medici cercherà di ricostruire un quadro chiaro. Ed è proprio qui la prima difficoltà in una indagine complessa. Nel periodo del Covid erano state bloccate le autopsie per ordine del procuratore Francesco Greco. Ora, attraverso l’analisi delle singole cartelle cliniche i medici dovranno capire la causa della morte di ogni paziente. Dovranno, cioè, attribuire la causa della morte precisamente alla pandemia e scorporare quei decessi che non hanno una causa riportabile al coronavirus. Compito assai arduo anche per un pool di medici esperti, perché non essendoci relazioni autoptiche molti decessi potrebbero rientrare nelle geniriche morti per polmoniti. Quando i medici avranno terminato il loro lavoro e consegneranno alla procura, al pm Mauro Clerici che sta seguendo il Pat insieme ad altre sette Rsa, la perizia finale, i dati andranno confrontati con il quadro che emerge dalla relazione dei periti amministrativi che stanno vagliando le responsabilità dei dirigenti nell’avere applicato l’una o l’altra direttiva.

Ed è proprio questa confusione di direttive "in divenire" dicono i magistrati che renderà particolarmente complesso il lavoro di questo versante amministrativo. Il Covid era una emergenza alla quale nessuno era preparato, le disposizioni normative erano in continuo cambiamento e i vertici delle residenze sanitarie si sono trovati a doverne applicare molte in pochissimi mesi. I consulenti ora cercheranno di capire se ci sono stati errori nell’applicazione delle norme.  

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